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RIETI - A.A.A. supplenti cercasi, sempre sperando che le nomine operate in sostituzione dei docenti per ora sottoposti alla quarantena domiciliare non risultino, alla fine, totalmente vane. E’ l’ennesimo aspetto negativo del Covid in chiave scolastica, dopo che a partire da domenica, mercoledì e giovedì, Rieti si è ritrovata a fare i conti con i suoi primi quattro casi di contagio all’interno delle classi, vedendo finire a casa circa 98 persone tra alunni e docenti.
Domenica, una 16enne al Liceo “Elena Principessa di Napoli”, mercoledì prima una studentessa di terza all’istituto tecnico economico “Luigi di Savoia” di viale Maraini e poi un alunno di seconda media della Sacchetti Sassetti e giovedì, di nuovo, uno studente del Savoia, in una classe seconda: in cinque giorni, una raffica di contagi che ha costretto i dirigenti scolastici ad attingere di corsa alle graduatorie dei supplenti, mentre la Asl contattava i prof delle classi interessate, chiedendo loro da quanto tempo non avessero più contatti con gli studenti, per valutare a quali insegnanti dover effettuare il tampone. I docenti sottoposti a quarantena vengono considerati in stato di malattia tramite certificato firmato dal medico curante: una condizione che, di fatto, impedisce di poter svolgere la didattica a distanza, costringendo a chiamare in servizio i supplenti.
La Babilonia dei tamponi. L’inghippo però, stavolta, sta negli esiti dei tamponi, che potrebbero condizionare le nomine dei supplenti.
Da qui la necessità di attingere alle graduatorie dei supplenti, che però non si sa ancora in quale numero saranno necessari: perché, secondo quanto spiegato dalla Asl sul suo sito web (dove come fonte della risposta viene citata la Direzione generale della Prevenzione sanitaria, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità) «se il test diagnostico per l’infezione da Covid è negativo, il pediatra o il medico di medicina generale curanti definiscono il percorso di diagnosi e cura più appropriato da seguire (eventuale ripetizione del test) e l’opportunità dell’ingresso a scuola». Quindi, i docenti ai quali verrà effettuato il tampone e quest’ultimo risulterà negativo potrebbero, stando a quanto dichiarato dalla Asl, tornare a scuola già pochi giorni dopo il test, utilizzando la certificazione del medico curante.
«Noi dirigenti non abbiamo nessun potere sul periodo di quarantena imposto al docente – spiega la Santarelli – Tutto ciò che dobbiamo fare è attenerci al certificato medico che attesta la possibilità del docente a tornare in classe». Ma non finisce qui: perché poi, nella realtà, le pratiche di prevenzione seguite all’interno delle scuole risultano molto diverse rispetto a quanto riportato nelle normative Asl. Come, ad esempio, sta avvenendo nel caso dell’Elena Principessa, dove già a partire da lunedì i docenti dell’unica classe posta in isolamento stanno osservando la quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni, nonostante il primo tampone sia risultato negativo. Una discrasia, quindi, rispetto a quanto predisposto nelle linee guida ufficiali proposte dalla Asl
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