In migliaia su Facebook per l'addio a Martina, morta a 35 anni a Fara Sabina

Martina Marinangeli
Martina se n'è andata al tempo del coronavirus, non per l'epidemia, ma dopo una lunga malattia che l'ha portata via a 35 anni, proprio quando il mondo è...

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Martina se n'è andata al tempo del coronavirus, non per l'epidemia, ma dopo una lunga malattia che l'ha portata via a 35 anni, proprio quando il mondo è incastrato nel fermo immagine irreale dell'emergenza che si può combattere solo stando chiusi in casa


Senza potersi avvicinare l’un l’altro, senza avere la possibilità di abbracciarsi, di baciarsi, di passarsi attraverso le mani e le parole sussurrate negli orecchi tutto il dolore che la morte di una giovane di 35 anni provoca.

Martina Marinangeli, dopo una lunga malattia, se n’è andata in silenzio e nel silenzio che ha sospeso la frazione di Talocci, dove è nata e cresciuta, il comune di Fara Sabina e la provincia di Rieti. Ma le centinaia di persone che conoscevano lei e la sua famiglia (il padre Marino dirigente del Pd di Fara, il compagno Paolo Spaziani consigliere comunale di Fara bene comune, il fratello Andrea, già collaboratore del Messaggero e la mamma Roberta impegnata nel sociale) non hanno voluto rinunciare a salutarla.

Alle 21 di giovedì gli amici di sempre hanno deciso di organizzare un momento di raccoglimento virtuale con musica e una preghiera. Quasi mille persone si sono collegate in contemporanea su una pagina Facebook creata proprio per raccogliere i pensieri e i saluti che nessuno potrà “consegnare” di persona ai suoi cari a causa delle disposizioni governative che vietano veglie funebri e funerali. Forse una delle regole più dolorose da accettare, perché strozza in gola il saluto più importante: l’ultimo.





Su “Ciao Marti” alle 21, in diretta Facebook, si è accesa una candela, contemporaneamente esposta nelle case delle tantissime persone che hanno amato Martina. In sottofondo tre canzoni, lasciate riverberare nel cuore di Talocci, da un balcone poco lontano casa sua. “Sempre e per sempre” di Francesco De Gregori, “Gli anni più belli” di Claudio Baglioni e “Le tasche piene di sassi” di Lorenzo Jovanotti di cui, alla fine, è andato quel “Ciao bella, ciao Martina” che le aveva inviato qualche mese fa.

Perché Martina amava Jovanotti. Amava i cantautori che le aveva fatto scoprire il papà e tutte le canzoni capaci di suscitare un brivido al cuore. Non importava chi le cantasse. Perché lei era così. Delle persone vedeva prima il cuore. E c’era sempre quando si trattava di partecipare. Lo sanno bene gli amici del Carnevale di Talocci, di cui era l’anima. Adorava fotografare e attaccare ogni scatto sui muri e nei diari. Impazziva per le violette.


Amava viaggiare e scoprire il mondo ma era legata con forza alle sue radici. Perché non c’è niente di più profondo delle cose semplici. Come era lei. Originale senza volerlo, luminosa per natura. Squillante come la sua voce quando parlava ai bambini. Che mancherà a tutti, compreso a chi scrive: “Ciao Marti, l’amore che ci ha dato renderà il cielo immenso”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero