Pioggia e vento fermano la plurisecolare via crucis di Contigliano ma non la rappresentazione del Venerdì Santo

Pioggia e vento fermano la plurisecolare via crucis di Contigliano ma non la rappresentazione del Venerdì Santo
RIETI - Pioggia e vento fermano la plurisecolare processione del Cristo morto di Contigliano ma non la rappresentazione del dramma sacro “Rex Iustitiae”, messo in...

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RIETI - Pioggia e vento fermano la plurisecolare processione del Cristo morto di Contigliano ma non la rappresentazione del dramma sacro “Rex Iustitiae”, messo in scena dai ragazzi del Gruppo del Venerdì Santo nella Collegiata di San Michele Arcangelo.


Settimane di lavoro in parte vanificato dalla pioggia, il loro, come é successo tante altre volte: rimangono così inutilizzate le scenografie allestite a Piazza Sant’Antonio; resta spenta la fiaccolata che accompagna la processione, uno degli elementi più suggestivi del Venerdì Santo di Contigliano. Rimane a casa la banda musicale di Lisciano, ma non i carabinieri che da sempre fanno la scorta alla statua del Cristo morto in processione e neppure il gruppo contiglianese della Croce Rossa.

Ma il passaparola sui social fa il piccolo miracolo di riempire comunque la “chiesa grande” di Contigliano Alta e alle 21,30 si va in scena, sul nudo altare maggiore sovrastato dalla sola croce e dal fuoco di quattro fiaccole. Introduce don Ercole La Pietra, parroco e gran regista del Venerdì Santo contiglianese: il filo liturgico si intreccia con quello teatrale, la narrazione evangelica del “Passio” con la rilettura firmata anche quest’anno da Claudio Fallavollita e tutta incentrata sul tema della giustizia. Si comincia con la lettura della Passione dell’evangelista Giovanni, affidata alle voci di tre giovani contiglianesi.


Poi é la volta della rappresentazione teatrale, con la figura di Gesù (Cristian Nobili) al centro della scena, tunica bianca e capo coperto, il volto al buio come a voler già perdere la dimensione fisica presente per proiettarsi nella storia dell’umanità che verrà. Intorno a lui complottano i neri sacerdoti del Sinedrio guidati da Anna e Caifa, parlano e sparlano le donne del popolo, annaspano i discepoli, vacilla Ponzio Pilato, si dispera Maria sua madre. Il tema della giustizia, “che non é di questo mondo”, sovrasta il racconto fino all’epilogo finale. In chiesa la gente segue in silenzio senza applaudire se non nel finale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero