Rieti, coronavirus, Angelo Kalemi vive l'emergenza a Como: «Io pendolare in treno e ora in smart working, la paura c'è»

Angelo Karemi
RIETI - L’emergenza coronavirus ha cambiato la nostra vita. Molti tra i reatini che vivono, lavorano o studiano fuori regione, hanno preferito non tornare a casa dai propri cari...

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RIETI - L’emergenza coronavirus ha cambiato la nostra vita. Molti tra i reatini che vivono, lavorano o studiano fuori regione, hanno preferito non tornare a casa dai propri cari per evitare un incremento della diffusione del virus. Angelo Kalemi ne è un esempio. Il 23enne reatino vive attualmente a Lipomo (Como) per motivi di lavoro. Lavora per una compagnia incentrata sulla compravendita di orologi di lusso che si trova in zona San Babila a Milano.


Angelo, lei vive a Como, qual è la situazione in città?
«Nella provincia di Como fortunatamente il numero di contagi non è molto elevato. Lo stato di emergenza è veramente molto alto. Non si può uscire senza una mascherina o qualsiasi oggetto che possa coprire naso e bocca come precauzione. Ci sono molti controlli come anche nel resto d’Italia per far in modo che meno persone possibili escano di casa per motivi futili».

È preoccupato per l’emergenza e perché non è tornato dai suoi cari?
«Di per sé non ho vissuto male l’emergenza. Ad essere sincero non sono mai stato molto preoccupato della situazione che stiamo affrontando. La cosa principale per prevenire il contagio è rispettare quei piccoli passaggi di igiene personale che noi tutti dovremmo seguire nel quotidiano, anche in assenza di stati di emergenza. Attualmente sono chiuso in casa da più di un mese ed esco solo per prime necessità. Molti sono tornati nelle proprie abitazioni di residenza agli inizi ma io non ho fatto lo stesso per due ragioni. La prima era per motivi lavorativi, e la seconda per via del fatto che viaggiando tutte le mattine in treno per andare a lavoro non sapevo se all’interno di esso ero entrato a contatto con persone positive. Per questa ragione, pur volendo tornare per stare con la mia famiglia, ho scelto di rimanere».

Com’è cambiato il suo lavoro?
«Attualmente continuo a lavorare in smart working. La nostra compagnia è sempre stata a favore di questa tipologia di lavoro, poiché fornisce la possibilità di entrare in contatto con i partner situati in diverse città».

Come trascorre le giornate in casa?
«Durante il tempo libero passo la maggior parte del tempo a vedere serie/film su piattaforme online come Netflix, VVVID e simili. Ma allo stesso tempo cerco di rimanere il più possibile a contatto con parenti ed amici».

Lei è fidanzato, come sta vivendo il momento?
«In questo momento non stiamo vivendo insieme. Ci sentiamo quotidianamente attraverso i messaggi e durante il tempo libero effettuiamo videochiamate».

Stiamo dimostrando compattezza e solidarietà…
«Personale sanitario, protezione civile, corpi armati e forze dell'ordine stanno dando il meglio per poter fronteggiare questa emergenza e l’unica casa che possiamo fare per aiutarli oltre le donazioni è rimanere a casa in modo da non aumentare i contagi. Spero solo che al termine di questa situazione nessuno scordi ciò che abbiamo passato e lo sforzo che queste persone hanno fatto per noi».

È molta la voglia di tornare alla normalità...

«Una voglia matta... Non sono mai stato una persona capace di rimanere a casa. Il ritorno alla normalità nella zona in cui mi trovo sarà lento per via della paura. Ci sono state tante vittime e per questa ragione la maggior parte della popolazione sarà più attenta. Non posso parlare per le altre regioni dato che stiamo vivendo due realtà diverse». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero