RIETI - Si è chiuso nei giorni scorsi il lungo cammino del progetto “A scuola con il Cai 2019”. L’iniziativa, portata avanti ormai da nove anni dalla...
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La musica antica di organetti e tamburelli, suonati dai ragazzi delle medie della scuola di Amatrice, è stata la degna chiusura della giornata conclusiva con gli studenti: proiettato il video realizzato dagli alunni de quarto Liceo con il materiale video, fotografico, culturale prodotto durante gli incontri realizzati in questo anno scolastico.
«Il progetto di Amatrice - spiega la vicepresidente del Cai Amatrice e referente del progetto Catia Clementi - svolto nell’istituto Onnicomprensivo, è l’unico che coinvolge in maniera sistematica gli alunni di ogni ordine e grado, dall’infanzia al Liceo e che continua ad essere apprezzato e voluto da alunni, insegnanti e famiglie soprattutto per la finalità per cui è nato: far vivere la montagna in chi vive il territorio, conoscerla, apprezzarla, tutelarla e farla diventare un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo del territorio ed ora anche per la rinascita dopo il sisma. Oltre a camminare sui sentieri, che un tempo calpestavano i nostri nonni al seguito delle greggi, gli alunni hanno potuto riscoprire storie, cultura, arte legate al mondo della pastorizia».
Con gli incontri in aula i docenti hanno presentato il progetto, spiegato le motivazioni che hanno spinto più nazioni europee a sottoscrivere la candidatura della Transumanza a patrimonio dell’umanità; poi è iniziata la richiesta di collaborazione di studenti ed insegnanti a cercare notizie, storie e curiosità legate al movimento stagionale delle greggi che un tempo numerose pascolavano i monti della Laga.
«Con le escursioni - ha proseguito la Clementi - oltre ad offrire la possibilità di passare una giornata in natura anche con i coetanei di altre scuole, abbiamo stimolato i ragazzi a riscoprire un mondo antico, neanche troppo lontano. Così i libri di testo sono stati i muretti a secco, le strade lastricate, gli alberi secolari di confine, le mani sapienti che ripetono gesti antichi per la produzione del formaggio, le croci e le immagini votive, le chiese rupestri e anche quelle monumentali che hanno dimostrato come questa terra sia sempre stata vissuta dall’uomo e che può continuare ad esserlo attraverso uno sviluppo sostenibile che passa attraverso la conoscenza e la tutela».
Un bilancio decisamente positivo per un progetto ci ha visto sui sentieri oltre trecento alunni, dai 3 ai 18 anni, ventisette insegnanti, ventitré classi, provenienti dall’Istituto Comprensivo Malfatti di Contigliano e Greccio, dal “Comenio” di Scoppito, da Tornimparte e Lucoli e dal Liceo “La Rosa Bianca” di Predazzo.
«I più piccoli dell’infanzia e delle prime classi della primaria - conclude la Crementi - alla fine di una breve passeggiata su un antico sentiero di pecore e pastori, hanno giocato sul prato fiorito davanti la Chiesa dell’Icona Passatora, la chiesa rupestre più affrescata del Lazio, gli alunni di terza e quarta sono stati ospiti dell’azienda agricola Aureli-Capanna dove hanno potuto mettere le mani nel latte e fare formaggio e ricotta guidati dai gesti e dalle parole di Paola e Antonio, quelli di quinta con i coetanei dell’istituto Comenio hanno calpestato un antico sentiero fuori la città dell’Aquila con visita finale alla Basilica di Collemaggio, le medie insieme ai coetanei di Contigliano e Greccio hanno raggiunto l’altopiano di Cardito dove storicamente pascolavano migliaia di pecore. I ragazzi provenienti da Predazzo hanno potuto apprezzare la bellezza discreta dei monti della Laga passando un’intera giornata con i il Cai e i ragazzi del liceo di Amatrice. La comunità di Amatrice deve tanto al Trentino, grazie alla scuola da loro costruita a tempo di record molti studenti e le loro famiglie hanno avuto la possibilità di restare a vivere ad Amatrice. Nei mesi successivi al sisma, accompagnare questi giovani lungo i nostri sentieri è stato il modo giusto per ringraziarli. La montagna non è un confine ma un sipario pronto ad aprirsi su un palcoscenico sempre nuovo per chi ha la costanza di salire sfidando la fatica. Una possibilità di scoperta, tolleranza e crescita: con questa esperienza ancora una volta possiamo confermare che la montagna unisce».
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Il Messaggero