Lo Zimbabwe resta nel caos: alla fine di una giornata in cui sembrava che le dimissioni del presidente Mugabe fossero scontate, con tanto di convocazione di una diretta tv in...
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Il quadro, che solo poche ore prima sembrava chiarito, è tornato nella completa incertezza, lasciando gli osservatori - a cominciare dai tanti reporter che hanno seguito il discorso in tv - incerti sulle prossime mosse. Mugabe, in 20 minuti di intervento in inglese, continuava a scompaginare i fogli del suo discorso che era stato preannunciato essere concordato con i dirigenti del partito, lo Zanu-Pf, e i militari. Tutti seduti con lui davanti alle telecamere. E ora ci si interroga se la mossa delle mancate dimissioni faccia parte o meno di un piano condiviso.
Dalle prime dichiarazioni del leader dei veterani la strada sembra segnata: domani partirà l'impeachment, ha detto, confermando quanto si era ventilato alla vigilia. E cioè che se Mugabe non avesse accettato di dimettersi si sarebbe proceduto in questa direzione. Ma, a questo punto, nulla sembra essere chiaro. Da due giorni agli arresti domiciliari nella sua abitazione nella capitale Harare, il 93enne "dinosauro" della politica africana aveva ricevuto l'ultimatum del suo partito, dei militari e, in ultima analisi, anche della popolazione scesa in piazza ieri per festeggiare la sua fine al grido di «Mugabe vattene».
Robert Mugabe deve dimettersi «entro domani a mezzogiorno, altrimenti verrà dato il via alle procedure di impeachment», gli era stato detto dal partito di governo, lo Zanu-Pf, al quale fino a oggi apparteneva ma che, in una affollata riunione, lo aveva espulso dalle sue fila.
Il Comitato centrale dell'Unione Nazionale Africana di Zimbabwe-Fronte Patriottico inoltre non si era limitato a cacciare il vecchio capo di stato ma aveva anche espulso la moglie Grace e alcuni loro sostenitori fra i quali numerosi politici di alto livello vicini alla ormai ex first lady. Tra gli espulsi vi erano anche alcuni ministri.
Tra gli altri i titolari dei dicasteri dell'Educazione, Jonathan Moyo, delle finanze, Ignatious Chombo e degli Esteri, Walter Mzembi, il nipote di Mugabe Patrick Zhuwao, il ministro del governo locale Saviour Kasukuwere, e numerosi altri importanti sostenitori di Grace. La ex signora dello Zimbabwe era stata anche estromessa della Women's League del Partito.
Tutte le decisioni prese dal Comitato Centrale erano state accolte con grandi applausi e grida di giubilo dai circa 200 delegati presenti che alla fine, riferendosi a Robert Mugabe, avevano anche scandito più volte in coro «Se ne deve andare».
Il Messaggero