C'e' una super testimone nel giallo della morte di Yara. E' una donna che avrebbe riconosciuto Massimo Bossetti nei dintorni della villetta dei Gambirasio proprio...
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Maria Abeni, 54 anni, abita a poche centinaia di metri dalla casa della ragazzina uccisa e fin nelle prime battute dell'inchiesta si e' fatta avanti per raccontare agli investigatori cio' che ha visto la sera del 26 novembre 2010, quando Yara scomparve. Ovvero due persone che discutevano animatamente dietro un cespuglio e messa di fronte a una foto di Bossetti risalente a quel periodo avrebbe riconosciuto il muratore. La signora Abeni e' stata sentita diverse volte durante l'inchiesta e gli inquirenti l'hanno riascoltata anche due settimane fa. E la sua versione del fatti non e' mai cabianta di un millimetro. La donna ha raccontato che quella sera di quattro anni fa e' uscita a passeggio lungo via Rampinelli coi suoi cani . Erano le 18,30 quando all'incrocio con via Ravasio ha notato due uomini che camminavano verso di lei, in direzione della palestra. I due, dell'eta' di 35-40 anni, indossavano giacconi scuri, uno era alto circa un mentro e 80, il compagno piu' basso e tarchiato con un berretto nero calcato in testa. Gli uomini parlavano in modo concitato e uno pareva strattonare l'altro. Quando la donna li ha incrociati, la cagnolina Lily ha abbaiato contro di loro, tra il piu' basso e Maria Abeni c'e' stato un breve scambio di battute. Chi erano i due? Quello che indossava il cappellino, afferma la Abeni, era Massimo Bossetti, il carpentiere accusato dell'omicidio di Yara. «Sì, l’uomo con cui ho parlato mi pare quello ritratto nella foto», ha confermato la donna davanti a uno scatto del muratore di Mapello.
Bossetti, in cella da cinque mesi, ieri si e' avvalso della facolta' di non rispondere davanti al pm Letizia Ruggeri. I suoi avvocati non hanno usato mezzi termini per descrivere la loro insoddisfazione per come l'indagato è stato trattato in carcere, spiegando che l'artigiano sarebbe sottoposto a «continue pressioni» per farlo confessare «anche da coloro a cui è affidata la sua custodia». Il suo profilo genetico corrisponde a quello di «Ignoto 1», rilevato sui vestiti della tredicenne rapita e uccisa.
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Il Messaggero