Milano - Alle sei e mezza di sera del 26 novembre 2010 Yara saluta le allenatrici, le compagne della squadra di ginnastica ritmica e infila l'uscita della palestra di...
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Nessuno la vedrà più viva. Il suo cadavere verrà trovato a febbraio tra le stoppie di un gelido campo di Chignolo d'Isola: «Abbandonata incosciente e morta di freddo», dirà l'autopsia.
Dopo quattro anni di indagini e silenzi, di clamorosi errori come l'arresto del manovale Mohammed Fikri che lavorava nel cantiere di Mapello e una massiccia operazione di raccolta del dna con 18 mila campioni prelevati, oggi la Procura di Bergamo è certa che in cella ci sia il vero assassino. Massimo Bossetti, muratore di Mapello, tre figli, una bella moglie e una vita abitudinaria tra casa e lavoro. Fino a quel venerdì di novembre quando, secondo gli investigatori, avrebbe caricato Yara sul suo furgone. La prova schiacciante: è suo il dna di Ignoto 1 trovato sui leggins e sugli indumenti intimi della piccola ginnasta.
Il sorriso di Yara.
Indole malvagia. Gli atti dell'inchiesta però descrivono un altro uomo, un Bossetti crudele, capace di uccidere una ragazzina di 13 anni e mezz'ora dopo sedersi a tavola con i suoi figli per cena senza tradire la minima emozione. La condotta di Bossetti, scrive il giudice delle indagini preliminari confermando il carcere, è «particolarmente riprovevole per la gratuità e superfluità dei patimenti cagionati alla vittima, con un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e priva del più elementare senso di umana pietà». La data del ricorso in Cassazione avanzato dai legali contro la decisione del Tribunale della libertà di Brescia di negare la scarcerazione non è stata ancora fissata, la Procura ha tempo fino al 15 dicembre per chiedere il giudizio immediato. Nel frattempo saranno depositate le ultime relazioni dei periti sui telefonini e sui veicoli sequestrati all'indagato, dalle quali non si attendono particolari novità. Ma la pm Ruggeri, grazie al dna, ritiene di avere la prova regina: «E' la pistola fumante che incastra Bosetti», assicura. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero