Chi si è seduto su quella sedia e ha parlato a quel microfono prima dell'unico imputato Massimo Bossetti, nell'aula della Corte d'assise di Bergamo nella quale...
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Chi mente? E l'imputato allarga la platea: «Presidente, io non sto mentendo, ma tutti quelli che hanno preso questo posto prima di me hanno mentito, salvo i miei consulenti». Bossetti non ricorda se quel pomeriggio del 26 novembre di oltre cinque anni fa pioveva o nevicava. Ma nei colloqui intercettati con la moglie in carcere, riferisce che c'era brutto tempo. «Probabilmente ne avevamo parlato poi ma guardi dottoressa che tutte queste domande che lei mi sta facendo, me le ha fatte anche mia moglie. Mia moglie mi ha fatto un terzo grado anche più di lei, perchè aveva fiducia negli inquirenti e a me sembrava quasi mi mancasse di rispetto». L'esame di Bossetti è appena cominciato e proseguirà la prossima udienza ma già ci sono state le avvisaglie del clima con cui proseguirà tra continui battibecchi tra pm e i difensori. Cominciati peraltro in mattinata con un duro scontro relativo ad alcune e-mail inviate dall'amministratore delegato di Hacking Team, David Vincenzetti al personale interno alla società e a investitori in cui il manager scriveva di presunte congratulazioni da parte dei carabinieri del Ros di Roma riguardo la soluzione del caso
Le mail lette dai legali di Bossetti provenienti dalla società di sicurezza informatica della quale cinque ex dipendenti sono indagati a Milano per accesso abusivo in sistema informatico e violazione del segreto aziendale, erano dei giorni successivi al fermo del muratore di Mapello, il 14 giugno del 2014. Il pm Ruggeri e i legali di parte civile si erano opposti alla lettura delle mail perchè «non sappiamo da dove provengano». I difensori hanno spiegato che i documenti erano stati ricavati dal sito di Wikileaks.org. «Ci opponiamo alla lettura - avevano spiegato - perchè tra le altre cose vi potrebbero essere anche dei reati legati alla violazione della privacy, in quanto non sappiamo come queste mail siano state acquisite». In una mail si faceva inoltre riferimento a un Paese, Israele, e alla possibilità di creare un Dna artificiale. L'avvocato Andrea Pezzotta, parte civile, si era opposto alla lettura con toni molto decisi: «Io non posso presentarmi con un documento che mi ha dato mia sorella e leggerlo alla Corte. Tra le altre cose, vi potrebbero essere estremi per un reato».
Il pm Letizia Ruggeri avevo definito la vicenda «semplicemente esilarante».
Il Messaggero