Una volta tanto sono arrivati prima i “nostri”, ovvero gli archeologi che hanno bruciato sul filo di lana i tombaroli, già in azione per trafugare un altro...
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«Con la Grande campagna di scavi vulcentì che partirà in aprile a Vulci (Viterbo), si aprirà una nuova pagina dell'archeologia etrusca, considerando che i ritrovamenti vulcenti sono tra i più ricchi del patrimonio di quella civiltà». Ad affermarlo è Alfonsina Russo, Soprintendente per l'Etruria meridionale del Lazio, in merito alla conclusione del microscavo che ha portato al ritrovamento di un corredo funebre intatto in una tomba della fine dell'VIII secolo a.C., sepoltura di una principessa etrusca. Vulci era una megalopoli straordinaria, estesa su oltre 100 ettari, dall'entroterra al mare, abitata da molte migliaia di persone - spiega l'archeologo Carlo Casi, direttore scientifico del Parco archeologico di Vulci - La sua eccezionalità è che nulla è stato più edificato sopra quelle aree. Una vasta campagna di scavi non può quindi che portare a risultati di grande importanza internazionale Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero