CASERTA - Quando i carabinieri hanno controllato il conto corrente nella disponibilità del vescovo di Piedimonte Matese, Valentino Di Cerbo, non hanno trovato...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ben 406mila euro sarebbero stati versati infatti sul conto della perpetua Rosa Cristina D’Abrosca e del marito Giovanni Fevola da don Leone. Da qualche giorno, però, sia i 17mila del vescovo che i 406mila, sono nelle mani della magistratura. Ma perché controllare i conti privati della curia? E perché sequestrare oltre 400mila euro? C’è un’inchiesta in corso, partita due anni fa dopo una denuncia di un anonimo all’autorità giudiziaria. Ma bisogna fare un passo indietro di ben tre anni.
È il 2013. Protagonista della storia è l’anziano don Leone, detentore, non si sa bene il perché, di un «gruzzolo» piuttosto consistente. Decide, don Peppino, di donare 30mila euro alla donna che lo avrebbe accudito per anni, la D’Abrosca. Parte una denuncia ai carabinieri di Piedimonte Matese e finisce nelle mani del maggiore Giovanni Falso che decide di vederci chiaro. Nel 2014 viene aperto un fascicolo in Procura a Santa Maria Capua Vetere. Il caso viene affidato al pm Antonella Cantiello. Inizia la «storia infinita». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero