I vescovi svizzeri e il mea culpa per la pedofilia, la Chiesa a vari livelli è stata complice

I vescovi svizzeri e il mea culpa per la pedofilia, la Chiesa a vari livelli è stata complice
Città del Vaticano Le colpe di cui si è macchiata la Chiesa sugli abusi sessuali comprendono diversi livelli: “l'atto criminoso, il silenzio complice,...

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Città del Vaticano Le colpe di cui si è macchiata la Chiesa sugli abusi sessuali comprendono diversi livelli: “l'atto criminoso, il silenzio complice, l'assenza di aiuto alle vittime stuprate”. In pratica una catena di delitti, dal più grave, quello commesso dal prete orco, fino al comportamento pilatesco del vescovo che per non creare scandalo nella diocesi ha spesso spostato il parroco da una parrocchia all'altra.


Perchè è così che in passato venivano gestiti i casi di abusi. Il mea culpa stavolta arriva dai vescovi svizzeri che hanno appena chiuso una giornata di riflessione su come le comunità cattoliche in passato hanno affrontato la piaga della pedofilia. Fino a qualche decennio fa era proibito persino nominare apertamente il tema tabù della pedofilia per non suscitare scandalo e infangare il buon nome della diocesi, preferendo dunque coprire i misfatti con il silenzio . “A differenti livelli noi ci sentiamo responsabili e grati alle vittime per averci aperto gli occhi” hanno sottoscritto i vescovi svizzeri.

La cerimonia svizzera testimonia il cammino che in questi ultimi dieci anni ha fatto la Chiesa per punire i colpevoli. Benedetto XVI e Papa Francesco hanno inasprito le pene del codice di diritto canonico, usato la mano dura per castigare i responsabili dei crimini, condannato anche i vescovi omertosi, cosa che prima non si faceva. Anzi. Una lettera (resa pubblica agli inizi degli anni Duemila), scritta dall'allora cardinale della Congregazione per il Clero Castrillon Hoyos esprimeva compiacimento verso un vescovo francese che aveva evitato lo scandalo pubblico di un prete pedofilo, invece che denunciarlo e punirlo. Insomma la tolleranza zero è arrivata solo dopo. Un cammino che non è stato semplice per via di tante resistenze interne.

Ultimamente ha anche portato alla istituzione di una Commissione internazionale per la protezione dei minori guidata da padre Hans Zoellner, un gesuita tedesco che da anni si batte per diffondere un protocollo di intervento armonico tra le diverse conferenze episcopali. Proprio in questi giorni il Vaticano ha annunciato l'avvio di un sito www.protectionofminors.va in cui viene esposto il lavoro svolto e gli obiettivi da raggiungere.

“Nella nostra epoca è emersa palese una grande colpa a carico della Chiesa, così come delle sue diocesi e comunità. Questa colpa ha delle radici ben precise, individuabili in certe strutture e certi modi di comportamento e di pensiero” ha spiegato ieri il vescovo svizzero Morerod. Le nuove regole che sono state introdotte, frutto degli interventi dei pontificati di Ratzinger e di Papa Francesco, hanno cambiato le prospettive in molti paesi dando maggiore credibilità alla immagine della Chiesa.


In Svizzera, per esempio, è stato istituito un fondo per gli indennizzi e le statistiche sugli abusi sono state rese pubbliche, aggiornate di anno in anno cose che, invece, manca totalmente in Italia dove è praticamente impossibile ancora avere dei dati dalla Conferenza Episcopale Italiana.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero