In Vaticano il docu-film sul più grande massacro fascista in Etiopia su ordine di Graziani: 2mila vittime

In Vaticano il docu-film sul più grande massacro fascista in Etiopia su ordine di Graziani: 2mila vittime
Città del Vaticano Verrà proiettato in Vaticano, il primo dicembre, il docu-film sul più grande massacro di cristiani in Africa compiuto dalle truppe...

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Città del Vaticano Verrà proiettato in Vaticano, il primo dicembre, il docu-film sul più grande massacro di cristiani in Africa compiuto dalle truppe italiane, durante il fascismo, nel monastero etiope di Debre Libanos. Duemila le vittime massacrate, impiccate, torturate senza pietà. “Mandrie di negri” li chiamavano i fascisti, come raccontano le cronache dei giornali dell’epoca. Erano monaci, preti e pellegrini ortodossi - il 21 maggio 1937 - radunati nel monastero per la festa dell’arcangelo Michele. I soldati italiani comandati dal generale Maletti, dietro ordine del viceré Rodolfo Graziani, si resero responsabili di una pagina orribile. Agli storici e agli studiosi la strage è, ovviamente, nota ma il grande pubblico lo ignora ancora, tanto che ad Affile, nel Lazio, quattro anni fa venne inaugurato un monumento alla memoria del maresciallo Graziani, viceré d’Etiopia.  A realizzare il film è stata la tv dei vescovi, TV2000, con l’apporto di documenti e testimonianze.


Il docu-film è stato girato tra Addis Abeba e Debre Libanos e ricostruisce i fatti storici grazie al contributo di Ian Campbell, il maggiore studioso della strage, al monaco di Debre Libanos, Abba Hbte Gyorgis e a un testimone ultranovantenne di quei tragici avvenimenti, Ato Zewede Geberu. A questi, si aggiungono il patriarca della chiesa ortodossa di Etiopia, Abuna Matthias I e l’arcivescovo di Addis Abeba, il cardinale Berhaneyesus Demerew Souraphiel”.


Durante la dominazione italiana in Etiopia, il 19 febbraio del 1937 il vicerè Graziani in seguito ad un attentato contro di lui, ordinò al generale Maletti di massacrare gli abitanti del monastero, credendo che monaci e novizi fossero coinvolti nell'attacco alla sua persona e senza aspettare indagini con risultati ufficiali. Così il 21 maggio furono uccisi, stando ai telegrammi inviati dal viceré a Mussolini, 297 monaci e 23 laici. Una cifra imprecisa e inferiore al numero reale ma recenti studi suggeriscono un numero molto maggiore di vittime, che si aggirerebbero attorno alle 1.400-2.000 persone
 
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Il Messaggero