Quattro bambini rimandati a casa a Milano, 4 in una scuola di Sulmona, tre nel Lazio, alcune decine in Sardegna. Ed è solo il primo bilancio. Mentre l'Istituto...
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Sul nostro territorio «non c'è chiarezza sul da farsi» afferma tuttavia la presidente regionale del Friuli Venezia Giulia dell'Associazione nazionale presidi, Teresa Tassan Viol. Nei giorni scorsi - ricorda - la Regione Fvg, dotata di anagrafe vaccinale, «ha diramato un protocollo in cui invitava le scuole a non escludere dopo il 10 marzo nessun bambino iscritto ai nidi e agli istituti dell'infanzia e dava tempo fino al 10 maggio alle aziende sanitarie per trasmettere i dati sulle vaccinazioni avvenute alle segreterie delle scuole». «Noi siamo dunque esentati dal richiedere certificazioni ai genitori - aggiunge la preside - e al momento la nostra tendenza è di non escludere nessun bambino. Ma occorre capire quale indicazione prevale se quella statale o quella regionale». Il «dentro o fuori» riguarda i bimbi da 0 a 6 anni che frequentano le scuole dell'infanzia. Per i «fuorilegge» più grandi (7-16 anni) non scatta, invece, nessuno stop didattico ma sono previste sanzioni fino a 500 euro a carico dei genitori. «La volontà della scuola non è di escludere ma di includere» spiega la Fism (la Federazione italiana scuole materne). «Non c'è alcuna discrezionalità. I dirigenti scolastici applicano ciò che viene imposto dalla legge», sottolinea Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi (Anp). E la preside della scuola di Sulmona che ha rimandato a casa alcuni bambini spiega: «nessun libero arbitrio da parte mia, ho solo applicato la legge. Devo solo adempiere al mio dovere».
Ma il Moige invita i presidi a non fare gli sceriffi lanciando l'allarme: «si rischia una caccia all'untore verso i bambini non vaccinati che è inaccettabile.
Il Messaggero