Usa, uccide la nonna, la fa a pezzi e li nasconde per mesi in casa: arrestato il nipote 31enne

Usa, uccide la nonna, la fa a pezzi e li nasconde per mesi in casa: arrestato il nipote 31enne
Ci sono voluti mesi perché qualcuno si preoccupasse di sapere dove era finita Erika Kraus-Breslin, 85enne di New York, che dal 21 maggio 2016 non dava notizie di sé....

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Ci sono voluti mesi perché qualcuno si preoccupasse di sapere dove era finita Erika Kraus-Breslin, 85enne di New York, che dal 21 maggio 2016 non dava notizie di sé. E solo quando una delle sue figlie, tramite un avvocato, ha contattato la polizia, è venuta a galla la verità: Erika era stata strangolata e fatta a pezzi e i suoi resti, infilati in 16 sacchi neri della spazzatura, erano stati nascosti accanto a un ventilatore nella camera da letto al piano superiore della sua casa nel Queens, una stanza che veniva continuamente riempita di deodoranti per coprire l'odore del cadavere in putrefazione. Quando il 5 agosto, a quattro mesi e mezzo dalla scomparsa, gli agenti sono entrati in quella casa dell'orrore i sospetti si sono subito accentrati su Christopher Fuhrer, il 31enne nipote della donna dal cognome sinistro che viveva con lei e che da 5 anni era il solo ad assisterla. 


Accusato di omicidio e di occultamento di cadavere, Christopher si è dichiarato colpevole solo il mese scorso e ora è stato condannato: rischia una pena tra i 5 e i 15 anni di carcere. La Procura, che definisce il caso "molto inquietante", sostiene che l'uomo non aveva intenzione di uccidere la nonna: avrebbe semplicemente fatto una mossa sbagliata che ha finito per comprimere il collo dell'anziana provocandone la morte per asfissia. A quel punto, preso dal panico, l'avrebbe fatta a pezzi e nascosta per paura di essere incriminato. Come dice la Procura, però, la vicenda resta molto inquietante: ammesso che si sia trattato di un incidente, è poco normale il fatto che per quattro mesi e mezzo Christopher, la cui psiche deve essere andata in tilt, abbia vissuto con il cadavere della nonna in casa pensando di non essere scoperto. Come non è normale che ci sia voluto tutto quel tempo prima che la famiglia attivasse le ricerche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero