NEW YORK – Si chiama “Chiesa della Parola di Vita”, ma la setta che ha sede a New Hartford, nel nord dello Stato di New York, passerà alla storia come la chiesa della...
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Il ragazzo, Lucas Leonard, è morto per le percosse subite nella zona inguinale. Secondo le ricostruzioni, il rito purificatore sarebbe andato avanti per varie ore. Ma a un certo punto i partecipanti devono essersi accorti di aver esagerato, e hanno portato il ragazzo in ospedale, dove è però giunto già senza vita. La polizia, subito chiamata dai medici dell’emergency room, ha chiesto l’intevento delle squadre speciali. La chiesa è stata posta sotto assedio, ma non c’è stata resistenza. Le forze dell’ordine sono entrate, e così hanno trovato il fratello minore di Luca, un ragazzo di 17 anni di cui non hanno comunicato il nome: il giovane era in condizioni gravi, ovviamente anche lui vittima di un’aggressione particolarmente brutale.
I vicini della “Chiesa della Parola di Vita” hanno raccontato ai reporter che i membri della setta vivevano lì da vari anni, e conducevano un’esistenza alquanto strana, con canti notturni, spesso lunghi delle ore: “Non si trattava di inni che conosco, che cantiamo in chiesa” ha detto una vicina. La signora ha anche raccontato come agli inizi i membri della setta avessero tentato di attirare altri discepoli fra la popolazione locale, senza però ottenere molto successo. Dopo un po’ di tentativi, la setta ha scelto di vivere appartata. Molti vicini hanno comunque notato che le donne non si vedevano mai in giro, mentre gli uomini giravano con lunghi cappotti neri.
I giornalisti del quotidiano locale, il Syracuse Post-Standard, hanno descritto l’interno della chiesa come una serie di stanze squallide, con una grande sala per le prediche, su un leggio erano ancora sparse le pagine di un discorso tratto dalle pagine della Bibbia. Non è chiaro quanti siano i membri della chiesa, nè dove si siano riparati mentre la polizia prosegue le sue indagini. Si sa però che nella congregazione c’erano vari bambini, che sono stati temporaneamente affidati ai servizi sociali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero