Candidati repubblicani in corsa per la Casa Bianca finanziati dal leader suprematista a cui si è ispirato il killer di Charleston. A far esplodere il caso uno scoop del Guardian...
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Tre nomi su tutti: Ted Cruz, Rick Santorum e Rand Paul. Così, mentre il presidente Barack Obama annuncia che venerdì sarà a Charleston per i funerali del pastore Clementa Pickney, al quale dedicherà un elogio funebre, i repubblicani sono in subbuglio. Cruz, Santorum e Paul insieme ad altri politici del partito conservatore, avrebbero ricevuto complessivamente decine di migliaia di dollari da parte di un personaggio quanto mai ambiguo. Earl Holt III, texano, controversa figura dell' estremismo di destra, è presidente di un sedicente «Council of Conservatives Citizens» (Ccc): di fatto, come denunciano da tempo le associazioni per la difesa dei diritti civili, un gruppo strettamente legato al Ku Klux Klan e ad altre organizzazioni suprematiste, come la «National Association for the Advancement of White People».
Non a caso Dylann Roof, il ventunenne autore della strage di Charleston, nel suo "manifesto" online cita più volte il Ccc di Holt, indicandolo come fonte di ispirazione. Un terremoto per i tre candidati repubblicani chiamati in causa. Il senatore Ted Cruz, uno dei leader dei Tea Party, è stato il primo ad ammettere come la sua campagna abbia ricevuto da Holt almeno 8.500 dollari in donazioni, annunciando la restituzione dei soldi. Anche Rand Paul, rappresentante dell'ala più libertaria del partito repubblicano, ha confermato di aver ricevuto soldi dal CCC di Holt, non facendo chiarezza sull'entità complessiva della somma ricevuta ma assicurando come almeno 2.250 dollari saranno versati al Mother Emanuel Hope Found, il fondo per le vittime della strage di Charleston costituito dalla "black church" a cui i 9 afroamericani uccisi appartenevano. Silenzio, almeno per ora, da parte del senatore della Pennsylvania Rick Santorum, rappresentante dell'ala più conservatrice del partito repubblicano.
A beneficiare delle donazioni di Holt in passato anche altri esponenti della destra, come l'ex candidata alla Casa Bianca Michele Bachmann o il deputato noto per le sue posizioni estreme contro l'aborto Todd Akin. Intanto Barack Obama parla della questione razziale come forse non aveva mai fatto. E in un'intervista radiofonica fa scalpore, arrivando a 'sdoganarè per dare forza al suo messaggio il termine 'negrò. La cosiddetta «N-Word» impronunciabile negli Stati Uniti. «L'America non è guarita dal razzismo. E l'eredità dello schiavismo getta un'ombra lunga che è ancora parte del nostro Dna», afferma il presidente, per il quale «non basta non usare più la parola "negro" in pubblico per dire che il razzismo è scomparso. Perchè quello che è accaduto 200, 300 anni fa non è stato ancora completamente cancellato».
È un Obama - sottolineano molti osservatori - sempre più coinvolto, appassionato di fronte a una questione che ha sempre affrontato con grande cautela, per non sembrare un presidente di parte. Ma dopo la strage di Charleston nulla può essere più uguale a prima. E - scrive il New York Times - la tragedia ci consegna un presidente, notoriamente freddo e distaccato, che adesso si lascia sempre andare ai sentimenti, spesso fino alla commozione. Anche se sul tema del controllo delle armi non si fa illusioni, quasi arrendendosi di fronte a un Congresso come quello attuale, condizionato fin troppo - ammette - dall'influente lobby della Nra.
La bandiera confederata, nel frattempo, nel South Carolina potrebbe avere le ore contate.
Il Messaggero