Elezioni Usa, Hillary o Donald? La politica si divide

Elezioni Usa, Hillary o Donald? La politica si divide
Il Pd, a cominciare dal premier Matteo Renzi, è per Hillary. Matteo Salvini e la Lega sono da tempo per 'The Donald'. Ma nell'agone politico italiano,...

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Il Pd, a cominciare dal premier Matteo Renzi, è per Hillary. Matteo Salvini e la Lega sono da tempo per 'The Donald'. Ma nell'agone politico italiano, quest'anno più che nelle presidenziali più recenti, è presente anche quel fattore 'À che potrebbe risultare decisivo oltreoceano: quello ell'astensionismo. La battaglia finale tra Hillary Clinton e Donald Trump, vissuta in tutta la sua originalità negli Usa, proietta la sua portata straordinaria anche in Italia. Dove sono diversi i politici ad evitare un netto endorsement.


Con qualche eccezione, a partire dal presidente del Consiglio che, anche oggi, alla vigilia delle presidenziali, non nasconde il suo tifo per la candidata democratica. «Sono ore decisive per gli Usa e quindi per il mondo», scrive Renzi nella sua enews che, sulle sue speranze sull'esito della notte elettorale fa riferimento alla Clinton citando un celebre film di Mario Monicelli: «Noi... speriamo che sia femmina». Che il premier faccia il tifo per l'ex segretario di Stato Usa, fermo restando che il governo manterrà rapporti amichevoli con chiunque vinca, non è un mistero: la vittoria di Hillary Clinton si inscriverebbe in un percorso di continuità con la presidenza di Barack Obama, con il quale Renzi condivide diversi punti chiave della politica economica, di quella internazionale e di quella sull'immigrazione. E il tifo per Clinton oggi appare uno dei pochi punti capaci di unire tutto il Pd e anche il 'vecchio centrosinistrà, con Sinistra Italiana che di certo, domani, non si schiererà per 
Trump.

Per il tycoon, invece, è da tempo schierato Salvini. «Ha detto che smetterà da presidente di andare in giro per il mondo a fare guerre a caso. Clinton è una guerrafondaia, una bombarola», attacca il leader leghista che, anche sulle presidenziali Usa, deve fare i conti con un alleato azzurro piuttosto prudente. Silvio Berlusconi, ad esempio, negli ultimi mesi non si è mai espresso e in Fi sono ben pochi quelli che tifano apertamente per Trump. Giovanni Toti è uno di questi, e chissà se è un caso che il governatore della Liguria sia tra gli esponenti azzurri più vicini a Salvini.


Fermo sull'astensione è il M5S. «Se saremo al governo lavoreremo con il con il presidente degli Usa che sceglieranno gli americani», è la linea di Luigi Di Maio e del Movimento. Sebbene, tra le righe, si potrebbe anche scorgere una bozza di endorsement di Beppe Grillo a The Donald: il 4 novembre Grillo riporta sul suo blog le parole di Assange. Parole non certo marginali: «Clinton e Isis sono finanziati dagli stessi soldi. A Trump non è permesso di vincere». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero