A pochi giorni dal voto negli Stati Uniti, la gara tra Hillary Clinton e Donald Trump sembra più che mai aperta. Il tycoon repubblicano che aspira alla Casa Bianca, avrebbe...
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Secondo John Podesta, presidente del Comitato della Clinton, il direttore dell'Fbi James Comey dovrebbe spiegare quella decisione «senza precedenti» con cui di fatto ha annunciato la riapertura dell'inchiesta sulle mail a soli 11 giorni dal voto, consegnando una nuova speranza a Trump. A complicare la situazione è il gran numero di messaggi di posta elettronica da analizzare: sono 650mila la mail da leggere, un'impresa, per la quale l'Fbi ha ricevuto il via libera, e che probabilmente durerà settimane se non di più, ben oltre la chiusura delle urne l'8 novembre.
Eppure stando ai primi sondaggi condotti dopo la 'sorpresa di ottobre’ piombata sulla corsa di Hillary Clinton, il 63% dell'elettorato ritiene che le nuove indagini non cambieranno la loro decisione sul voto. Un sondaggio Abc/Washington Post, condotto tra venerdì 28 ottobre (il giorno dell'annuncio di Comey) e sabato 29 con focus sulla reazione al 'nuovo emailgatè sottolinea comunque che il 34% dei potenziali elettori si ritiene meno incline a votare per Clinton dopo gli ultimi sviluppi, mentre il 2% si dice più favorevole a votare per la candidata democratica. Non si specifica tuttavia quali fossero le intenzioni di voto prima dell'annuncio di venerdì del direttore dell'Fbi. Stando poi all'aggiornamento sulle preferenze a livello nazionale effettuato dagli stessi sondaggisti tra giovedì 27 e venerdì 28, Clinton e Trump sono rispettivamente al 46% e al 45%, confermando la tendenza rilevata nello stesso precedente studio realizzato tra il 24 e il 27 ottobre (47% a 45%).
È però il monitoraggio sulla Florida targato New York Times che balza in particolare agli occhi: il tycoon sarebbe in vantaggio con il 46% delle preferenze su Clinton, che si attesta al 42%. Dato cruciale: un'eventuale elezione di Trump alla presidenza non può prescindere dalla vittoria in Florida. Sta di fatto che questi ultimi dati non tengono conto degli sviluppi dell'emailgate, tanto più che cominciano solo adesso ad emergere le prime indicazioni utili a ricomporre il quadro. Comey resta al centro della bufera e adesso sembra emergere che forse si sarebbe potuta evitare una tempistica potenzialmente così deleteria: secondo il Washington Post, che cita fonti informate, gli agenti dell'Fbi impegnati nell'inchiesta sull'uso di mail e server privati da parte di Hillary Clinton erano a conoscenza già all'inizio di ottobre che il nuovo materiale emerso da indagini separate poteva essere attinente all' inchiesta sull'emailgate.
Hanno però aspettato settimane prima di informare il direttore del bureau (altre fonti lasciano intendere che in realtà lo sapesse già a metà ottobre).
Il Messaggero