Gli Usa cancellano Cuba da lista nera degli sponsor del terrorismo

Gli Usa cancellano Cuba da lista nera degli sponsor del terrorismo
È ufficiale: gli Stati Uniti hanno depennato Cuba dalla loro 'lista nerà dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo internazionale, in cui l'avevano iscritta 33 anni fa....

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È ufficiale: gli Stati Uniti hanno depennato Cuba dalla loro 'lista nerà dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo internazionale, in cui l'avevano iscritta 33 anni fa.


E hanno così compiuto un altro passo fondamentale verso il ripristino di normali relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ovvero verso la nomina dell' ambasciatore dell'Avana a Washington, così come di quello americano a Cuba. La decisione era stata già presa dal presidente Obama il 14 aprile, ma è divenuta operativa solo oggi, al termine dei 45 giorni di tempo entro i quali il Congresso americano avrebbe potuto sollevare obiezioni. Una sorta di 'silenzio-assensò, grazie al quale il segretario di Stato John Kerry ha potuto oggi firmare l'ordine formale di rimuovere Cuba dalla lista; in cui ora rimangono solo tre Paesi: Iran, Siria e Sudan.



Cuba fu iscritta nella 'lista nerà in piena guerra fredda, nel 1982, per il suo sostegno a gruppi ribelli comunisti dell' America Latina, alle Farc colombiane, all'organizzazione basca Eta, o per l'ospitalità offerta a latitanti americani ricercati per reati di natura politica. Una revisione del Dipartimento di Stato ha però ora stabilito che «il governo cubano non ha fornito alcun sostegno al terrorismo internazionale negli ultimi sei mesi» e «ha fornito rassicurazioni che non sosterrà atti di terrorismo in futuro», come ha notificato Obama lo scorso aprile in un'informativa spedita al Congresso. L'Avana aveva già espresso la sua soddisfazione, e così la marcia di riavvicinamento iniziata il 17 dicembre con lo storico annuncio in contemporanea di Obama e del presidente cubano Raul Castro, potrà procedere.



La prossima tappa sarà con ogni probabilità la riapertura dell'ambasciata americana all'Avana e di quella cubana a Washington. Un annuncio in tal senso era per la verità atteso già nei giorni scorsi, in occasione del quarto round dei colloqui bilaterali Usa-Cuba, che si è svolto a Washington. Una sessione in cui sono stati compiuti «progressi», come hanno riferito le due delegazioni, ma che si è poi concluso apparentemente senza nulla di concreto. Secondo alcune fonti, uno degli ostacoli ancora da superare riguarda la richiesta Usa di libertà totale di movimento a Cuba per i diplomatici americani e il loro diritto di parlare liberamente con tutti i cubani, compresi i dissidenti. Cuba, a sua volta, ritiene che esistano ancora programmi dell'amministrazione Usa per cambiare il sistema politico dell'isola. «La realtà ci indica che esistono ancora richieste di milioni di dollari in appoggio a questo tipo di programmi, che Cuba considera illegali e il cui obbiettivo è di provocare cambiamenti nel nostro Paese», ha affermato Josefina Vidal, responsabile della delegazione cubana ai colloqui con gli Usa. Ma Vidal ha anche sottolineato che di certo, quanto ottenuto negli ultimi mesi «deve essere considerato un progresso». Del resto, superare oltre mezzo secolo di ostilità e sospetti reciproci o non è certo facile.
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Il Messaggero