Invece di confortare il suo fidanzato psicologicamente vulnerabile e da tempo malato di depressione, tentare di risollevarlo e aiutarlo a trovare una ragione di vita, Michelle...
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La procura di Taunton, nel Massachusetts, ha rilasciato le trascrizioni di vari messaggi spediti dalla ragazza. «Questo è il momento giusto e tu sei pronto, devi solo farlo!» scrive di notte Michelle, che poi insiste: «Quando lo farai? La smetti di ignorare la domanda???? Non puoi continuare a evadere la questione». E ancora, accusa Roy di voler rinviare la soluzione finale: «Quindi suppongo che non lo farai, per niente... tutto questo per niente... sono così confusa». Poi, quando Roy le scrive di voler tornare a dormire, lei lo incalza dicendogli che "adesso" è il momento migliore per farlo, perché tutti stanno ancora dormendo. «Basta andare da qualche parte con il tuo pick-up - gli dice - Non c'è nessuno in giro adesso, perché è un'ora scomoda». Michelle va avanti in maniera ossessiva senza mollare la presa: «Pensavo che tu volessi farlo. È il momento giusto e tu sei pronto... e allora fallo, babe».
Nell'ultima ora prima della sua morte, Roy parla al telefono con Michelle per 47 minuti e a un certo punto tentenna, le dice che sta uscendo dal pick-up, che ci sta ripensando, non vuole uccidersi: come già aveva scritto in molti messaggi, si sentiva impaurito, non voleva lasciare la sua famiglia. Ma lei, implacabile, incalza: «Rientra in quella fottuta macchina, hai bisogno di farlo. Tutto quello che devi fare è accendere il generatore e poi sarai libero e felice in cielo».
Dopo la morte di Roy, Michelle recita la parte della fidanzata distrutta e addolorata, raccoglie soldi e organizza eventi in suo nome per la diffusione della conoscenza delle malattie mentali. Poi, però, la verità è venuta a galla, man mano che emergevano i messaggi che inviava al fidanzato: gli investigatori ipotizzano che abbia agito in questo modo per attirarsi le simpatie della gente in virtù del lutto subìto, un'ipotesi agghiacciante tanto quanto i suoi messaggi. Ora è sotto processo: la difesa ha chiesto di archiviare il caso appellandosi alla "libertà di parola", ma il giudice gli ha replicato che l'istigazione al suicidio non è protetta dalla Costituzione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero