Usa, repubblicani pigliatutto: dal Congresso alla Corte Suprema. Giuliani alla Giustizia, Gingrich a Esteri

La Corte Suprema
Dalla Casa Bianca al Congresso fino alla Corte Suprema. Destra pigliatutto con la vittoria di Donald Trump. Non solo la conquista della Casa Bianca. Il partito repubblicano,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Dalla Casa Bianca al Congresso fino alla Corte Suprema. Destra pigliatutto con la vittoria di Donald Trump. Non solo la conquista della Casa Bianca. Il partito repubblicano, rimasto fino alla fine così diviso sul candidato indigesto ma inevitabile, a Donald Trump deve adesso un en plain che va oltre anche le più rosee aspettative. Perché il Grand Old Party è pigliatutto: le urne gli regalano il Congresso confermando il controllo di Camera e Senato, e gli mettono in mano anche le sorti della Corte Suprema. Insomma, l'inarrestabile cavalcata del tycoon inviso all'establishment ha per i prossimi quattro anni sbriciolato ogni parvenza di opposizione democratica.


Nel giorno della vittoria le intenzioni sembrano delle migliori. Lo speaker della Camera Paul Ryan - che fino alla fine si era rifiutato anche di menzionare Trump candidato limitandosi a sostenerlo "per dovere" - dopo essere stato rieletto per la nona volta e aver guardato i risultati, il presidente eletto lo ha ringraziato pubblicamente. «Abbiamo vinto in congresso molti più seggi del previsto e molto è merito di Donald Trump». Quindi i buoni propositi: «Adesso dobbiamo unire il Paese. Dobbiamo lavorare per lenire. È il momento della redenzione e non delle recriminazioni». Messe così le cose, per i repubblicani è sventato anche il "pericolo" di sbilanciamenti alla Corte Suprema: rimane infatti in ballo la sostituzione del giudice ultraconservatore Antonin Scalia mancato nei mesi scorsi e spetta adesso a Donald Trump presidente fare un nome. In campagna elettorale ne aveva citati una decina, adesso però deve scegliere e se l'alchimia funziona il processo non può che andare liscio (con la ratifica prevista al Senato) e garantire quindi una massima Corte allineata con il partito che guida il Paese. 


Trump l'outsider, non ideologico e per questo premiato dalle urne. Difficile prevedere le scelte politiche che adesso è chiamato a fare: una su tutti la compagine di governo. Ci si chiede cosa andrà a chi, e chi metterà dove, tra le figure anche molto diverse tra loro che lo hanno appoggiato nella campagna elettorale. Le prime ipotesi tracciano tuttavia un identikit dalla connotazione inconfondibile legata a nomi noti quali l'ex speaker della Camera e storico leader del partito repubblicano Newt Gingrich e Rudy Giuliani. Il primo sarebbe in pole position per la carica di segretario di Stato nell'amministrazione Trump, mentre l'ex sindaco di New York diventerebbe 'attorney general', ministro della giustizia.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero