La figlia dell'uomo ucciso e decapitato: «Tradita da mio cugino. Ritrovino la testa»

Daniela Crocco col papà Albano (Facebook)
Una storia choc. «Sino a quando non sarà ritrovata la testa di mio padre e non gli daremo una degna sepoltura e ottenuto giustizia con l'arresto di chi l'ha...

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Una storia choc. «Sino a quando non sarà ritrovata la testa di mio padre e non gli daremo una degna sepoltura e ottenuto giustizia con l'arresto di chi l'ha ucciso in modo così efferato non avremo pace». A parlare è Daniela Crocco, una dei due figli di Albano, l'uomo ammazzato e decapitato nel bosco di Craviasco, frazione di Lumarzo, nell'entroterra di Genova, la settimana scorsa.




«Stamane siamo stati costretti ad interrompere le ricerche perché diluviava», dice. La donna ha fiducia nelle indagini dei carabinieri che hanno un solo indagato: Claudio Borgarelli, figlio della sorella di Albano e cugino di Daniela. «Da lui - dice - mi sento tradito due volte. Noi non siamo solo parenti ma anche amici perché condividiamo l'hobby del treeking con i cani. Quando venivo a Craviasco uscivo sempre nel bosco con lui». Daniela ricorda il giorno della notizia della scomparsa del padre: «Ero in macchina a Genova e la prima cosa che feci fu chiamare Borgarelli, che ha la casa nel bosco, ma non rispose e non mi richiamò».



Daniela poi chiarisce la lite fra il padre e il cugino: «È una storia di 5 anni fa. Da allora mio padre e Claudio non si sono parlati. Papà si aspettava che gli chiedesse scusa come avrebbe dovuto fare un nipote dopo averlo fatto denunciare dalla Forestale. Anche perché mio padre non aveva buttato dei rifiuti tossici ma solo dei detriti e non era il caso di chiamare la forestale».



La donna è delusa anche dalla zia, sorella del padre: «Lei e suo figlio il giorno che abbiamo trovato mio padre ammazzato sono stati gli unici familiari che non sono venuti ad abbracciarci. E dire che mio padre si era battuto più di tutti affinché il nonno concedesse a Claudio il terreno dove ha costruito la villetta, una casa tirata su poco alla volta e anche grazie a papà che spesso lo aiutava nei lavori. Ora voglio solo giustizia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero