Unioni gay, Strasburgo condanna l'Italia: «Non aveva riconosciuto diritti»

Unioni gay, Strasburgo condanna l'Italia: «Non aveva riconosciuto diritti»
Il mancato riconoscimento legale in Italia dell'unione tra coppie dello stesso sesso che avevano contratto matrimonio all'estero ha violato il loro diritto al rispetto...

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Il mancato riconoscimento legale in Italia dell'unione tra coppie dello stesso sesso che avevano contratto matrimonio all'estero ha violato il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia a risarcire a ciascuno dei 12 ricorrenti cinquemila euro per danni morali. I giudici hanno stabilito che l'Italia ha violato i diritti delle sei coppie perché prima del 2016, cioè fino a quando è entrata in vigore della legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, la legislazione non assicurava alcuna protezione o riconoscimento a queste coppie.


A ricorrere alla Corte di Strasburgo nel 2012 sono state sei coppie dello stesso sesso che avevano contratto matrimonio in Canada, negli Stati Uniti e in Olanda, e che si erano viste rifiutare il riconoscimento di questa unione dalle autorità italiane. La Corte di Strasburgo sottolinea che alcune delle coppie hanno potuto beneficiare della legge entrata in vigore nel 2016, frutto anche della condanna pronunciata dai giudici di Strasburgo nel 2015 sul ricorso di altre coppie dello stesso sesso (Oliari e altri) che si erano viste rifiutare il riconoscimento della loro unione. Nella sentenza i giudici affermano che la condanna odierna riguarda la violazione dei diritti delle sei coppie prima dell'entrata in vigore della legge del 2016, dato che il ricorso a Strasburgo è stato introdotto nel 2012. Nel condannare l'Italia i togati ribadiscono che il Paese, come tutti gli altri 46 Stati membri del Consiglio d'Europa non è tenuto a riconoscere alle coppie dello stesso sesso la possibilità di sposarsi, e quindi a registrare i matrimoni contratti all'estero da queste coppie. Tuttavia ribadisce che gli Stati sono tenuti a garantire una qualche forma di riconoscimento legale a questo tipo di unioni.
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Il Messaggero