Incassato il primo via libera, con la bocciatura delle pregiudiziali di costituzionalistà, il voto nel merito delle unioni civili va però alla prossima settimana....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Anzi, in pochi minuti si produce un botta e risposta a distanza tra il ministro dell'Interno e il Guardasigilli Andrea Orlando. Con il primo che, al Tg1, chiede di «togliere di mezzo le adozioni» ed esorta il Pd a «riflettere bene» sulla sua proposta. E con il secondo che, al termine del dibattito in aula a Palazzo Madama, osserva come, sulle unioni civili e sul punto delle adozioni, «il tema non è tenere unito il governo ma dare un riconoscimento omogeneo ad alcuni diritti». E, soprattutto, si tratta di un tema sul quale «il Parlamento ha sempre rivendicato una libertà di coscienza ed anche una libertà rispetto a geometrie politiche», ricorda Orlando.
Il botta e risposta rispecchia il confronto-scontro che, da qui alla settimana prossima, infiammerà la maggioranza di governo e il Pd sulla stepchild. Perchè se il capogruppo Dem al Senato Luigi Zanda considera la proposta di Alfano «un sensibile passo avanti» sottolineando come sulle adozioni «occorra avere prudenza» ma, al tempo stesso, «seguire le indicazioni» di Consulta e Corti europee, dalla maggioranza dei senatori Dem traspare la volontà ad andare avanti sugli emendamenti Lumia, che non prevedono alcuna limitazione alla stepchild. Certo, nessuno esclude il rischio di un 'affondamentò a voto segreto dell'art.5 del ddl e nessuno scommette sulla compattezza del M5S ma uno stralcio dell'art.5, al di là del merito, è considerato «tardivo». E non convincono, anche da un punto di vista giuridico, le proposte di mediazione - come quella sul biennio di pre-affido - avanzate dai 'pontierì Dem per tenere unito il partito e 'catturarè una parte dei centristi.
La stepchild, infatti, oltre alla maggioranza continua a dividere il Pd. Non sono passati inosservati, oggi, i primi interventi del senatori pro-affido in Aula, tutti di tenore ben diverso dalle parole con cui Monica Cirinnà, 'aprendò la discussione, ha affermato che il testo, «nella sua quarta versione, è già una sintesi moderata», definendo «spaventosi fantasmi» i dubbi sull'apertura, nel ddl, alla maternità surrogata. Se si è contrari, si voti l'emendamento che prevede che la gestazione per altri sia reato anche all'estero, «basta ipocrisie», è la replica del Cattodem Stefano Lepri. La mediazione, insomma,
è lontana e nel Pd non si nascondono «le insidie» legate ai voti segreti. Insidie direttamente proporzionali al numero di scrutini segreti che il presidente Pietro Grasso ammetterà.
Anche per questo frena il 'pattò Lega-Pd sul ritiro degli emendamenti, con il Carroccio che annuncia di mantenere 500 emendamenti su 5000 in cambio del ritiro del 'cangurò Marcucci-Cantini ma con il Pd che vuole prima verificare quali sono gli emendamenti che la Lega terrà e se, tra questi, ci sia un
'contro-cangurò. E il risultato è che oggi nessuna delle due parti ha formalizzato il 'disarmò. Di certo, il Pd conta di 'catturarè nel segreto dell'urna anche qualche esponente di Ap (che oggi riunisce i gruppi per un punto sulla linea da tenere sul ddl) e di FI oltre al sostegno di parte di Ala e di una parte del Misto. Ma i 30 'nò dei Cattodem per ora restano così come il timore che, sul bivio affido/stepchild, il ddl si giochi tanto del proprio futuro. Intanto, si continua a trattare sottotraccia per trovare un punto di caduta in qualche modo condivisibile. E anche per questo motivo in Aula il livello del dibattito ieri
non ha avuto particolari impennate. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero