«Tra il 'tutto maì e 'un pezzo oggì è meglio subito la legge: il rischio è la paralisi, la palude». In nome dell'interesse...
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Protesta l'opposizione, M5s su tutti: la fiducia, accusano, è una forzatura inutile. E insorgono le famiglie arcobaleno, che dopo lo stralcio delle adozioni minacciano lo «sciopero del voto». Mentre a Palazzo Madama è scontro aperto sulle procedure tra il Pd e il presidente Pietro Grasso. Alla stretta finale sul ddl Cirinnà si arriva, ironia della sorte, nel giorno del bilaterale tra Italia e Santa Sede nell'anniversario dei Patti Lateranensi. La legge, racconta il segretario di Stato vaticano Piero Parolin, è stata «evocata» nel colloquio serale con Renzi. È «corretto», aggiunge Parolin, stralciare la «stepchild adoption» ma bisogna evitare che ci siano nel testo «grimaldelli» che consentano ai giudici di «equiparare» le unioni civili al matrimonio. Ma il premier rivendica autonomia: «È corretto che la Cei abbia la propria linea ma su molti aspetti non coincide con la nostra». Per portare a casa la legge, Renzi mette in campo tutto il peso del governo. Non lo avrebbe fatto, spiega ai senatori Pd riuniti in assemblea a Palazzo Madama, se la legge non avesse rischiato di essere «affossata da una strategia eterodiretta».
È «incredibile», accusa, il «cinismo» dei Cinque stelle: pur di far del «male al Pd» hanno deciso un «inaspettato dietrofront, ma il Pd non si fa più prendere in giro, perchè errare è umano, perseverare diabolico». E così il premier mette i suoi senatori di fronte «all'unica» scelta possibile: mettere la fiducia su un emendamento del governo che trascriva la legge Cirinnà con alcune modifiche già concordate nel Pd (gli emendamenti Lumia) ma con lo stralcio della «stepchild adoption» (il prezzo da pagare per ottenere i voti di Ncd). È comunque, sottolinea Renzi, una scelta «molto rischiosa». Anche perchè i 'pasdaran' cattolici di Ap potrebbero «non votare la fiducia». Ma solo così, sottolinea, si può approvare in settimana - forse giovedì - la legge al Senato e poi «entro due mesi» anche alla Camera. La minoranza Pd protesta: «Un errore non seguire la strada parlamentare senza fiducia, così ci si consegna mani e piedi a Ncd», accusa Miguel Gotor. Ma al dunque, se oltre allo stralcio non ci saranno altre concessioni ai centristi, la sinistra Dem voterà la fiducia. E mentre i cattolici Pd gongolano, dicono sì anche i 'pasdaran' della maggioranza Dem: da Monica Cirinnà ai Giovani turchi, che hanno ottenuto rassicurazioni sulla presentazione di una legge sulle adozioni per etero e gay. C'è chi, come Luigi Manconi, si riserva di decidere dopo aver letto il testo, ma tutto il Pd alla fine 'cedè la «stepchild».
Angelino Alfano prova a strappare altri «ritocchi» sul testo ma l'accordo di maggioranza appare vicino.
Il Messaggero