Un mese per il governo con il nodo Forza Italia

Un mese per il governo con il nodo Forza Italia
Anche in queste ore, con Matteo Salvini a Ischia e Luigi Di Maio nella Capitale, tra scambi di telefonate, messaggi e di segnali a distanza, il leader 5Stelle e il segretario...

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Anche in queste ore, con Matteo Salvini a Ischia e Luigi Di Maio nella Capitale, tra scambi di telefonate, messaggi e di segnali a distanza, il leader 5Stelle e il segretario leghista continuano a cementare il loro rapporto. Un rapporto, dicono grillini e lumbard «fatto di simpatia, fiducia e stima reciproche», maturate durante l'operazione per l'elezione dei presidenti di Camera e Senato e nella spartizione dei posti chiave in Parlamento. In questi contatti, triangolati con qualche interlocuzione riservata con il Quirinale, Di Maio e Salvini (che spera di vincere in Friuli il 29 aprile: «Sarà un bel segnale al Colle») hanno messo a fuoco di avere un mese di tempo per provare a costruire un patto di governo.


LA ROAD MAP
Il timing prevede due, forse tre, giri di consultazioni del capo dello Stato per far decantare la situazione, tra il 4 aprile e l'inizio di maggio. Un mese durante il quale Sergio Mattarella ascolterà le proposte dei partiti, valuterà i possibili incastri. E se vedrà lo spiraglio per la formazione di un governo in grado di raccogliere una maggioranza in Parlamento, darà un incarico esplorativo. Dopo di che, se il premier incaricato dovesse avere successo, maggio sarà speso nella costruzione del nuovo esecutivo, con la definizione degli equilibri interni e la scelta dei ministri. Altrimenti il Quirinale si attiverà per facilitare una soluzione corale: un governo di tregua. Operazione complessa vista la contrarietà di 5Stelle e leghisti, ma cui potrebbero essere costretti insieme a Forza Italia e Pd.
Aprile non sarà un mese facile. Di Maio e Salvini - che continuano a scambiarsi affettuosità: il leghista ieri ha aperto al reddito di cittadinanza «temporaneo» - se lo sono detto in più occasioni. Perché i 5Stelle non ne vogliono sapere di imbarcare Silvio Berlusconi: «La nostra base non lo accetterebbe, per noi sarebbe un suicidio», ha confidato il candidato premier pentastellato. E perché, al contrario, Salvini non ha alcuna intenzione di perdere per strada il Cavaliere tornato molto attivo. Per più ragioni. La prima: l'Opa su Foraza Italia sarebbe molto più difficile. La seconda: senza centrodestra alle spalle, il capo della Lega sarebbe il leader di un partito del 17%, non il candidato premier di una coalizione del 37%. La terza: la presenza dei forzisti in maggioranza, con i loro agganci nel Ppe, tranquillizzerebbe i mercati e le Cancellerie europee, sfumando i connotati populisti e sovranisti dell'asse 5Stelle e Lega.

A rendere ardua la road-map da qui a maggio è anche, e soprattutto, la questione della premiership. Di Maio non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e di cedere la mano, come vorrebbe Salvini, a un «candidato terzo». «Per rispetto del voto popolare», sostiene Emilio Carelli, «il nostro candidato premier è solo e soltanto Di Maio».

LA MEDIAZIONE EVENTUALE

Un incartamento totale, insomma. Uno vero e proprio stallo, che spinge alcuni settori della Lega e perfino dei Cinquestelle a prendere in considerazione una nuova ipotesi di mediazione: il centrodestra accetta Di Maio premier, in cambio Di Maio accoglie Forza Italia in maggioranza, magari con Berlusconi in una posizione defilata. Di sicuro, c'è che il nodo-Cavaliere deciderà la partita: o lo accetterà Di Maio e lo mollerà Salvini. Sperando in questa seconda ipotesi, tra i pentastellati girano foglietti dove sono appuntati i numeri, molto ampi, di una maggioranza senza Forza Italia: 352 voti alla Camera (36 in più del necessario) e 169 al Senato (8 in più). «Ed è probabile che molti forzisti seguirebbero Salvini», incrociano le dita nell'entourage di Di Maio, dopo si continua a esplorare anche l'ipotesi di un Big Bang del Pd: «Avete visto Franceschini come si è smarcato dalla linea opposizione o morte? E siamo solo all'inizio... In ogni caso, se tutto dovesse andare male, ci sono sempre le elezioni». A febbraio, difficilmente prima. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero