Anche in queste ore, con Matteo Salvini a Ischia e Luigi Di Maio nella Capitale, tra scambi di telefonate, messaggi e di segnali a distanza, il leader 5Stelle e il segretario...
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LA ROAD MAP
Il timing prevede due, forse tre, giri di consultazioni del capo dello Stato per far decantare la situazione, tra il 4 aprile e l'inizio di maggio. Un mese durante il quale Sergio Mattarella ascolterà le proposte dei partiti, valuterà i possibili incastri. E se vedrà lo spiraglio per la formazione di un governo in grado di raccogliere una maggioranza in Parlamento, darà un incarico esplorativo.
Aprile non sarà un mese facile. Di Maio e Salvini - che continuano a scambiarsi affettuosità: il leghista ieri ha aperto al reddito di cittadinanza «temporaneo» - se lo sono detto in più occasioni. Perché i 5Stelle non ne vogliono sapere di imbarcare Silvio Berlusconi: «La nostra base non lo accetterebbe, per noi sarebbe un suicidio», ha confidato il candidato premier pentastellato. E perché, al contrario, Salvini non ha alcuna intenzione di perdere per strada il Cavaliere tornato molto attivo. Per più ragioni. La prima: l'Opa su Foraza Italia sarebbe molto più difficile. La seconda: senza centrodestra alle spalle, il capo della Lega sarebbe il leader di un partito del 17%, non il candidato premier di una coalizione del 37%. La terza: la presenza dei forzisti in maggioranza, con i loro agganci nel Ppe, tranquillizzerebbe i mercati e le Cancellerie europee, sfumando i connotati populisti e sovranisti dell'asse 5Stelle e Lega.
A rendere ardua la road-map da qui a maggio è anche, e soprattutto, la questione della premiership. Di Maio non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro e di cedere la mano, come vorrebbe Salvini, a un «candidato terzo». «Per rispetto del voto popolare», sostiene Emilio Carelli, «il nostro candidato premier è solo e soltanto Di Maio».
LA MEDIAZIONE EVENTUALE
Un incartamento totale, insomma. Uno vero e proprio stallo, che spinge alcuni settori della Lega e perfino dei Cinquestelle a prendere in considerazione una nuova ipotesi di mediazione: il centrodestra accetta Di Maio premier, in cambio Di Maio accoglie Forza Italia in maggioranza, magari con Berlusconi in una posizione defilata. Di sicuro, c'è che il nodo-Cavaliere deciderà la partita: o lo accetterà Di Maio e lo mollerà Salvini. Sperando in questa seconda ipotesi, tra i pentastellati girano foglietti dove sono appuntati i numeri, molto ampi, di una maggioranza senza Forza Italia: 352 voti alla Camera (36 in più del necessario) e 169 al Senato (8 in più). «Ed è probabile che molti forzisti seguirebbero Salvini», incrociano le dita nell'entourage di Di Maio, dopo si continua a esplorare anche l'ipotesi di un Big Bang del Pd: «Avete visto Franceschini come si è smarcato dalla linea opposizione o morte? E siamo solo all'inizio... In ogni caso, se tutto dovesse andare male, ci sono sempre le elezioni». A febbraio, difficilmente prima. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero