MILANO - Beethoven, la Turandot e tanti ricordi commossi di figli, nipoti e degli amici di una vita. L'addio a Umberto Veronesi inizia sulle note de "Il chiaro di...
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"LO CREDEVAMO IMMORTALE"
Per stargli accanto l'ultima volta, il figlio Paolo ha scelto di scrivere e leggere in pubblico una lettera a lui dedicata. "Te ne sei andato da poche ore e il vuoto lasciato è già enorme, ma te ne sei andato sereno. Per te è stato facile, ma è difficile per noi che siamo rimasti orfani e penso non solo a noi figli, ma a generazioni di medici". Paolo Veronesi ha scelto di "ricordare te come padre: gli anni più belli di quando la domenica tornavi a casa con vassoio enorme di pasticcini o i giri in moto senza casco. Mi sembrava impossibile che sarebbe arrivato questo giorno, ma - come ripetevi - noi siamo di passaggio e dobbiamo fare posto agli altri", conclude.
Anche la nipote Elena ha parole tenere per il nonno. "Era una persona spettacolare che ha reso il mondo un posto migliore. Un uomo che, seppur laico, conosceva la storia di ogni religione. Era un uomo che aveva una parola gentile per tutti. L'ho sempre considerato immortale e gli dicevo che alla fine ci avrebbe sotterrati tutti". Tra i momenti passati insieme a cui e' rimasta legata Elena, ci sono "pranzi in famiglia e i dibattiti accesi da cui noi abbiamo imparato di più che dai libri di scuola". Dopo di lei, Gaia, un'altra dei quindici nipoti dell'oncologo e della moglie Sultana, ha recitato la poesia "L'addormentato nella valle", di Arthur Rimbaud.
LE LACRIME DEL SINDACO
Il medico lascia un ricordo indelebile nella sua citta'. "Una persona amabile, molto simpatico - lo ricorda l'ex sindaco Gabrielle Albertini - Un uomo delle istituzioni. Posso citare tanti episodi ma quello che mi e' rimasto in mente è il suo sorriso con cui consentiva a tutti". Anche l'ex primo cittadino Carlo Tognoli ha parole affettuose per il medico: "Ha guarito mia madre. Era un amico di Milano. Ricordo che nel 2006 gli venne offerta la candidatura a sindaco. Esaminammo anche qualche slogan, però lui mi disse: "Tu faresti il sindaco a 80 anni?". Cosi' mi chiuse la bocca".
Commosso fino alle lacrime il sindaco Giuseppe Sala. "Umberto Veronesi è stato il mio medico, ma mi ha anche regalato un insegnamento.
Il Messaggero