Uganda, il vescovo italiano: «Ci siamo battuti contro la legge anti-gay»

Uganda, il vescovo italiano: «Ci siamo battuti contro la legge anti-gay»
Kampala - «Noi vescovi ci siamo battuti per rigettare la legge contro i gay che, in Uganda, voleva addirittura introdurre la pena di morte. Oggi quel progetto normativo,...

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Kampala - «Noi vescovi ci siamo battuti per rigettare la legge contro i gay che, in Uganda, voleva addirittura introdurre la pena di morte. Oggi quel progetto normativo, fortunatamente, non esiste più, anche se permangono tanti altri problemi».


Monsignor Giuseppe Franzelli, missionario comboniano, vescovo di Lira (“mica di Euro, di Lira” scherza), racconta di un contrasto durato mesi con le autorità governative proprio per non fare approvare la legge. «Naturalmente la Chiesa condanna il peccato, ma non il peccatore. Noi insegniamo quello che contiene il Catechismo della Chiesa cattolica, l'omosessualità è un disordine, tuttavia, non potevamo di certo restare immobili davanti ad un inasprimento del genere». Sono vent'anni che Franzelli fa il missionario in Uganda. «Non mi sono mai annoiato. Il lavoro pastorale da queste parti non manca».

È arrivato in Uganda quando il paese era governato da Idi Amin, dittatore feroce, accusato persino di cannibalismo. Anche Franzelli ha avuto problemi sotto la sua dittatura, come altri missionari. Negli anni successivi è stato testimone della corsa delle grandi multinazionali ad ottenere dal governo le concessioni per lo sfruttamento delle miniere di diamanti, e delle aree ricche di petrolio. Ultimamente la Cina sta facendo grossi investimenti anche se è difficile sapere nei dettagli come si evolve il quadro economico locale visto che quelle informazioni non circolano liberamente. E l'Italia fa investimenti? «Pochi. Non è riuscita ad entrare». E la legge contro i gay? «Ho sempre pensato che l'introduzione di una normativa del genere servisse solo per nascondere altri problemi, e non parlare dei problemi veri». Basta guardarsi attorno. Nelle colline attorno a Kampala, sullo sfondo dei palazzi del centro, dove si concentrano le banche straniere e gli alberghi di lusso, si notano aree sterminate di baracche. Baracche a perdita d'occhio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero