Ha fatto una fine orribile, Hande Kader, 22 anni, icona del movimento Lgbt turco sin da quando lo scorso anno ha sfidato gli idranti della polizia che voleva disperdere la parata...
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L'ultima volta che è stata vista viva risale alla fine di luglio. Kader, che si prostituiva, è stata vista salire sull'auto di un cliente, secondo quanto scrive il quotidiano Daily Sabah Turkey. Poi più nulla. Il suo partner aveva lanciato l'allarme quando non era tornata a casa. Una vicenda peraltro drammaticamente simile ad una registrata appena pochi giorni fa, quando è stato ritrovato il cadavere decapitato e mutilato di un profugo siriano gay, Muhammad Wisam Sankari, scomparso alcuni giorni prima nel centro di Istanbul. Fuggito dalla guerra nel suo Paese, Sankari era arrivato in Turchia da un anno, ma dopo esser stato sequestrato e violentato cinque mesi fa, voleva andarsene. «Noi veniamo assassinati e loro non sentono le nostre voci, perché le regole in Turchia non ci proteggono», afferma Emirhan Deniz Celebi, direttore dell'organizzazione Lgbt SPoD di Istanbul. E secondo l'attivista e avvocato Levent Piskin, con la repressione dopo il fallito golpe del 15 luglio, la comunità Lgbt si sente ancora più vulnerabile. Perché «in realtà, non ha mai avuto diritti legali».
L'omosessualità in Turchia è legale sin dalla nascita dello Stato turco, come lo era nel secolo precedente nell'impero Ottomano, ma incidenti, aggressioni e pesanti discriminazioni ai danni persone della comunità Lgbt sono purtroppo all'ordine del giorno in molte città turche, compresa Istanbul, che viene considerata più 'all'avanguardià.
Il Messaggero