Una mente devastata da un'infanzia segnata dagli abusi e dalla relazione difficile con l'uomo che aveva sposato e che in precedenza aveva una relazione con sua madre. A...
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È accaduto a Bellefontaine, nell'Ohio. Brittany ha confessato di aver assassinato la settimana scorsa Noah, di tre mesi, in aprile Gavin, che aveva quattro anni, e nel luglio 2014 Niall, di soli tre mesi. Ora si trova ad affrontare tre accuse di omicidio che in circostanze normali porterebbero con certezza alla pena di morte. Molti, però, reputano assai improbabile che con una storia personale alle spalle come la sua possa subire una sentenza di quel tipo. «Mi sembra difficile - ha detto il procuratore William Goslee - immaginare una giuria che possa definirla una donna con un cuore crudele e depravato e che ritenga giusto sopprimerla con un'iniezione letale. La sua mente devastata immaginava di proteggere la figlia che non era amata dal padre quanto lo erano i suoi fratelli».
L'inchiesta avviata dalla polizia ha appurato che Noah e la sorella Hailey erano state tolte per precauzione alla famiglia in seguito alla morte di Gavin. Successivamente, però, un giudice li ha rispediti a casa dicendo che le morti dei primi due figli non erano da considerare sospette. Una decisione che ora, alla luce della confessione di Brittany, è sotto il fuoco incrociato di critiche e di polemiche che non sembrano destinate a spegnersi tanto presto. «Perché - chiede Joe Skaggs, zio di Brittany - hanno rimandato a casa quei due bimbi dopo che un loro fratello era appena morto e mentre c'era un'indagine ancora aperta?». Una domanda alla quale sarà ora difficile rispondere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero