Turchia, scontro fra Bruxelles e Ankara: «Siete sempre più incompatibili con l'Ue»

Turchia, scontro fra Bruxelles e Ankara: «Siete sempre più incompatibili con l'Ue»
È scontro tra Bruxelles e Ankara. Erdogan rilancia la sfida sul rispetto dell'accordo sui migranti giocando con le paure dell'Europa. Mentre l'Ue pur accusando...

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È scontro tra Bruxelles e Ankara. Erdogan rilancia la sfida sul rispetto dell'accordo sui migranti giocando con le paure dell'Europa. Mentre l'Ue pur accusando la Turchia di «seri arretramenti» su diritti umani e libertà di espressione, «sempre più incompatibili col desiderio ufficiale di diventare un membro dell'Unione», lascia aperta la porta del dialogo, chiedendo però al Paese di decidere. In un'escalation di schermaglie verbali che ormai durano da giorni, il presidente turco poche ore prima della pubblicazione del rapporto annuale di Bruxelles sul suo Paese (nell'ambito dei negoziati per l'adesione), gioca a fare il gatto col topo con l'Ue, attaccandola dove è più debole.


«Dicono senza vergogna che dovrebbero rivedere i negoziati. Fatelo. Prendete una decisione finale», sfida Erdogan. «Cosa succede però se si aprono le porte per i 3 milioni di rifugiati che sono da noi?» - avverte. «Questo è il timore. Ecco perché non vanno in fondo». Ma il commissario Ue all'Allargamento Johannes Hahn non usa mezzi termini nel condannare le violazioni in corso. La Turchia si sta muovendo nella «direzione opposta all'Europa». «La palla ora è nel loro campo. Sta a loro decidere» sul futuro. Devono dire ciò che vogliono e «devono spiegarlo alla loro gente». Perché se questa è una prova «per la loro credibilità», lo è «anche per quella dell'Unione».

D'altra parte «l'arretramento» nello stato di diritto, nei diritti umani e nella libertà d'espressione non è solo una conseguenza degli inasprimenti dopo il tentato colpo di stato del 15 luglio, ma è «un processo iniziato già da un paio d'anni». E la Turchia come Paese candidato deve «soddisfare i più alti standard», rispetto ai quali «non ci sono compromessi». L'arresto di 11 membri dell'Hdp la settimana scorsa, incluso i due co-presidenti del partito, «accresce le preoccupazioni» e la possibile introduzione della pena di morte è la linea rossa oltre cui l'Europa non è disponibile ad andare. Lo stesso ministro degli Esteri Paolo Gentiloni definisce «inaccettabile» la «spirale di caccia alle streghe, gli arresti, ed il trattamento riservato al leader del terzo partito».


La questione curda «deve essere risolta politicamente, non come un conflitto armato», mette in guardia Hahn, ribadendo quanto già affermato dall'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. E per la liberalizzazione dei visti a cui Ankara tanto aspira, non c'è altra strada se non quella di «modificare la legge anti-terrorismo», avverte il commissario europeo perché «non sia usata contro opposizione, giornalisti e accademici». La risposta da Ankara arriva per bocca del ministro degli Affari europei e capo negoziatore turco Omer Celik. Il rapporto di Bruxelles «è lontano dall'essere costruttivo» e dall'offrire un «percorso in avanti» nelle relazioni tra Ankara e Bruxelles. E mentre proseguono gli arresti di massa, con nuovi mandati per 55 piloti militari, accusati di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, il vice-leader del partito filo-curdo Hdp, Hisyar Ozsoy, chiede all'Ue di «andare oltre» le parole e agire subito «con specifiche sanzioni contro il regime di Erdogan».
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Il Messaggero