Turchia, allarme sulla libertà di stampa: 900 giornalisti licenziati dall'inizio del 2016

Turchia, allarme sulla libertà di stampa: 900 giornalisti licenziati dall'inizio del 2016
Tempi duri per la stampa in Turchia. Le statistiche fornite dalla società "Press For Freedom" sulla libertà di stampa e d'opinione sono allarmanti:...

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Tempi duri per la stampa in Turchia. Le statistiche fornite dalla società "Press For Freedom" sulla libertà di stampa e d'opinione sono allarmanti: dall'inizio dell'anno il governo di Erdogan ha fatto bloccare più di 100 mila siti web, e a questo si aggiunge che sono state registrate almeno 200 aggressioni a giornalisti, con decine di cronisti denunciati per aver osato criticare il governo o per avere divulgato supposti segreti di Stato. A livello internazionale quello che sta accadendo in Turchia suscita sempre più inquietudine. “Almeno 160 giornalisti sono stati licenziati solo nel mese di aprile, portando il bilancio di 894 persone licenziate dall'inizio dell'anno” si legge nel rapporto di Press For Freedom. In questo contesto due giornalisti e una agenzia di stampa sono state denunciate per avere avuto legami con il predicatore islamico Fethullah Gulen, che da tempo si oppone fermamente al potere di Ankara. Il rapporto sottolinea inoltre che esiste un livello crescente di violenza sfociato, ad aprile, nella morte del conduttore televisivo di origine siriana Mohammad Zahar al-Shurgat, assassinato nel Sud Est della Turchia, dall'Isis.


Due redattori del giornale d'opposizione Cumhuriyet sono finiti in cella con l'accusa di avere divulgato segreti di Stato. In pratica stavano facendo una inchiesta sulla fornitura darmi ai jihadisti siriani da parte dei servizi segreti turchi. La condanna del tribunale è stata di cinque anni di carcere. Uno dei due giornalisti non appena è uscito dall'aula è stato assalito e ferito da ignoti.

Dalla fine del 2015 le autorità turche hanno chiuso diverse televisioni private, in particolare Kanalturk e Bugun TV, i quotidian Bugun Gazetesi et Millet Gazetesi, così come la radio Kanalturk Radyo, che faceva parte del gruppo Koza-Ipek. Anche il sito dell'agenzia Sputnik è stato oscurato.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero