Trump, via McMaster: alla sicurezza arriva il falco Bolton. Nuovo caso Kushner

Trump, via McMaster: alla sicurezza arriva il falco Bolton. Nuovo caso Kushner
NEW YORK Un'altra delle voci moderate dell'Amministrazione Trump ha gettato la spugna. Il generale HR McMaster, consigliere per la sicurezza nazionale esce e lascia il...

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NEW YORK Un'altra delle voci moderate dell'Amministrazione Trump ha gettato la spugna. Il generale HR McMaster, consigliere per la sicurezza nazionale esce e lascia il posto a John Bolton, un superfalco le cui posizioni sono più vicine a quelle del presidente. Bolton assumerà la posizione il 9 aprile, ha annunciato Trump stesso con un tweet ieri sera.


LA TELEFONATA
L'uscita di McMaster segue quella del Segretario di Stato Rex Tillerson e del capo dei consiglieri economici Gary Cohn. Le dimissioni del generale erano nell'aria da tempo, ma pare siano state accelerate dopo la telefonata di Trump a Putin, in cui il presidente si è congratulato con il russo per la vittoria elettorale. McMaster si era personalmente raccomandato con Trump a che non esprimesse congratulazioni per una vittoria che tutto il mondo occidentale ha giudicato truccata. Inoltre McMaster insisteva da tempo perché Trump conservasse in vita l'accordo antinucleare stretto con l'Iran durante la presidenza di Barack Obama (e sostenuto da Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, Germania e Unione Europea). John Bolton è invece su posizioni opposte, e molto probabilmente asseconderà il desiderio di Trump di uscire dall'accordo. Nella stessa giornata di ieri, si era registrata un'altra uscita, quella di John Dowd, principale avvocato del presidente nella questione Russiagate. Al suo posto subentra Joseph Di Genova, un avvocato che considera l'indagine guidata dal procuratore speciale Robert Mueller un complotto ai danni di Trump. L'inchiesta sulle interferenze di Mosca sembra stringersi sempre di più intorno al presidente, che ieri ha però rinnovato la sua disponibilità a farsi interrogare dal procuratore speciale. La giornata era già cominciata all'insegna di un dannoso scoop del sito The Intercept ai danni del genero di Trump, Jared Kushner. Secondo il reportage, il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman avrebbe confidato all'amico Mohammed bin Zayed, principe ereditario degli Emirati Arabi Uniti di essersi «messo in tasca Jared Kushner». Il principe Saudita effettivamente è diventato grande amico del genero del presidente americano circa un anno fa, e da allora i due sono rimasti in stretto contatto e si sono visti varie volte. Ma una indagine dell'Intercept rivela la possibilità che il saudita abbia sfruttato a proprio vantaggio l'ingenuità politica di Jared. Pare che il genero di Trump abbia commesso l'errore di raccontargli i segreti contenuti nel rapporto presidenziale, quel fascicolo che ogni mattina l'intelligence prepara per la Casa Bianca. In particolare Kushner avrebbe rivelato i rapporti collezionati dall'intelligence quando nel giugno del 2017 il principe ha sconfitto i rivali ed è diventato erede del regno. Nei rapporto dell'intelligence Usa c'erano molti particolari sui suoi rivali.

I RIVALI

I giornalisti di Intercept rivelano che quando Kushner lo scorso ottobre andò in visita a Riad, raccontò al principe questi segreti, e fece i nomi dei rivali. Una settimana più tardi, il principe effettuava la clamorosa retata di esponenti della famiglia reale, sostenendo che si trattava di una battaglia contro la corruzione. Ma fra i catturati c'erano anche i nomi indicati da Kushner come i principali rivali del principe. Uno di questi fu torturato, e ucciso. Vari altri subirono maltrattamenti. The Intercept è stato fondato dai giornalisti che avevano rivelato la vicenda di Edward Snowden e della Nsa, nel 2013, e si presenta come un organo dedicato a portare alla luce i segreti di Stato. L'avvocato di Kushner tuttavia ha reagito sostenendo che «alcune storie nei media sono così ovviamene false e ridicole che non meritano reazioni».

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Il Messaggero