NEW YORK – La lunga battaglia di Donald Trump con la stampa si è inasprita con la decisione di non includere alcune testate nel briefing di venerdì del...
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La Casa Bianca ha spiegato che si è trattato di un “briefing ristretto”, e per questo alcune testate sono rimaste fuori. Ma simili scelte non sono mai avvenute prima alla Casa Bianca. Difatti nella residenza presidenziale esiste un pool fisso di 21 giornalisti, che in genere partecipano tutti anche ai briefing ristretti.
Nella mattinata Donald Trump aveva parlato alla Cpac, la Conservative Political Action Conference, dove è stato applaudito e osannato. Nell’appuntamento annuale dei conservatori, dove fino a un anno fa non era benvenuto, il presidente ha nuovamente espresso la sua diffidenza nei confronti della stampa, che ha definito “il nemico del popolo”, e contro la quale ha promesso “di fare qualcosa”. Neanche due ore dopo, proprio le testate più critiche verso di lui sono state tenute fuori dal briefing.
Trump accusa i media di promuovere “fake news”, e si riferisce in particolare ai reportage sui contatti fra la sua squadra ed esponenti del governo russo. In realtà se “fake news” ci sono state in quest’ultimo anno, sono state in schiacciante maggioranza contro Hillary Clinton. Quella che ha più danneggiato la candidata democratica alla presidenza, propagata nei siti internet, sosteneva che la signora era coinvolta con un traffico di pedofilia che aveva sede in una pizzeria di Washington.
Molti credettero davvero alla strabiliante bufala, tanto che un giovane padre di 28 anni, convinto che in quel ristorante ci fossero davvero bambini schiavi, è andato a controllare di persona, armato di fucile. E’ stato un miracolo che la sua incursione non si sia risolta in un massacro.
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Il Messaggero