Trump si allea con Netanyahu: «Presto andrò in Israele»

Attivisti della destra indiana a Nuova Delhi celebrano il "Rito del fuoco" (una cerimonia indu) a sostegno di Donald Trump
In una intervista rilasciata a Israel ha-Yom, un giornale molto vicino al premier Benyamin Netanyahu, il candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump si è...

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In una intervista rilasciata a Israel ha-Yom, un giornale molto vicino al premier Benyamin Netanyahu, il candidato repubblicano alle presidenziali Donald Trump si è impegnato a sostenere decisamente Israele e ha anticipato che «presto» vi giungerà in visita. «Le minacce su Israele - ha affermato - sono più elevate che mai a causa del comportamento di Obama verso l'Iran e per l'accordo sul nucleare. Il popolo in Israele soffre molto a causa di Obama». «Il mio sostegno ad Israele - ha aggiunto - è fermo e molto stabile. Noi difenderemo Israele, che riceverà i nostri aiuti».


Alla domanda del giornale se il nome scelto per il nipote neonato di Trump, Theodore, sia un implicito omaggio all'ideologo sionista Teodoro Herzl, si è limitato ad osservare che si è trattato di una libera scelta dei genitori. La figlia di Trump è convertita all'ebraismo, ed è praticante. L'intervista è apparsa una settimana dopo che il proprietario di Israel ha-Yom, il tycoon statunitense Sheldon Adelson, ha espresso aperto sostegno alla candidatura di Trump.

La scelta di Trump sembra andare nella direzione opposta a quella seguita in questi anni da Barack Obama, che da quando è alla Casa Bianca si è scontrato più volte con il governo israeliano. Netanyahu non ha mai nascosto la sua contrarietà all'accordo sul nucleare tra gli Stati Uniti e l'Iran, e ha più volte palesemente manifestato il suo fastidio verso la politica estera di Obama e la sua preferenza per i repubblicani. A sua volta il presidente americano e il segretario di Stato John Kerry hanno criticato più di una volta le scelte di Tel Aviv, in particolare per quanto riguarda la politica degli insediamenti nei territori palestinesi.


Trump cerca chiaramente di guadagnarsi il consenso e l'appoggio degli ebrei statunitensi, in termini sia di voti sia di finanziamenti. Il magnate non ha mai avuto particolari rapporti con la comunità ebraica, anche se si è vantato di avere un genero ebreo e di essere stato qualche anno fa Grande Maresciallo della “Israeli Day Parade" nella Quinta Strada, una manifestazione pro-Israele che si tiene tutti gli anni a New York. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero