Trump, il figlio avrebbe avuto contatti con Wikileaks durante la campagna 2016

(Foto Ansa)
NEW YORK -  Il figlio di Donald Trump fu in contatto con Wikileaks per dieci mesi, attraverso md, messaggi diretti via Twitter. Lo rivela uno scoop della giornalista...

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NEW YORK -  Il figlio di Donald Trump fu in contatto con Wikileaks per dieci mesi, attraverso md, messaggi diretti via Twitter. Lo rivela uno scoop della giornalista Julia Ioffe sulla rivista “The Atlantic”. La giornalista ha potuto vedere i messaggi che Donald Junior ha consegnato alle Commissioni inquirenti del Congresso che indagano sul Russiagate, lo scandalo delle interferenze russe sulle presidenziali dell’anno scorso.  Da essi si deduce che il giovane aveva ricevuto un primo  md nel settembre del 2016, e aveva subito avvertito, via email questa volta, i funzionari senior della campagna, da Steve Bannon a Kellyanne Conway, per arrivare anche al cognato Jared Kushner. Trump li aveva informati subito che era “avvenuto il contatto” con l’organizzazione fondata da Julian Assange. 


Quando è entrata in contatto con Trump junior, Wikileaks aveva già ricevuto e caricato da circa due mesi sul proprio sito  i documenti che i pirati informatici russi avevano derubato a Hillary Clinton e al partito democratico. 

Lo scambio di messaggi fra Wikileaks e Donald Trump junior, fra settembre 2016 e luglio 2017,  sembra essere stato in massima parte unilaterale, dall’associazione al figlio del candidato. Qualche volta però Trump junior risponde, magari con un laconico “Grazie”. E comunque dall’analisi del comportamento della campagna, appare chiaro che in certe occasioni, pur non rispondendo, Trump e i suoi colleghi accolgono i consigli del gruppo. 


Alan Futerfas, l’avvocato che difende Donald Trump junior, ha reagito subito alla ricostruzione del The Atlantic: “Nel corso degli ultimi mesi abbiamo lavorato e cooperato con tutte le commissioni e abbiamo presentato su loro richiesta migliaia di documenti. Mettendo da parte la questione che questi documenti sono stati consegnati al Congresso con la promessa di confidenzialità e invece sono trapelati, possiamo dire con fiducia che i dubbi e le domande che questi possono sollevare hanno già ricevuto risposta nelle sedi appropriate”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero