Tripoli quasi 100 morti: salta nei fatti la tregua Onu

Tripoli quasi 100 morti: salta nei fatti la tregua Onu
Il cessate il fuoco negli scontri fra milizie a Tripoli è ormai solo sulla carta, insanguinata da un'altra decina abbondante di morti dopo i quasi 90 delle settimane...

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Il cessate il fuoco negli scontri fra milizie a Tripoli è ormai solo sulla carta, insanguinata da un'altra decina abbondante di morti dopo i quasi 90 delle settimane scorse. E dalla Cirenaica, dove è appostato dichiaratamente in attesa di un possibile intervento, il generale Khalifa Haftar è tornato ad attaccare l'Italia facendo chiedere stavolta la restituzione di fantomatici teschi di ribelli libici risalenti all'epoca del colonialismo italiano. Gli scontri fra milizie rivali - alcune a sostegno del premier Fayez Al Sarraj come la Rada e la Trb, e altre ribelli tra cui la 7/a brigata - dal 26 agosto hanno causato ormai almeno 96 morti e 306 feriti secondo un bilancio ufficiale del ministero della Salute aggiornato a giovedì ma sicuramente provvisorio: «diversi corpi» non recuperabili a causa dei combattimenti sono stati segnalati nelle ultime ore dal servizio ambulanze.


Undici persone, tra cui cinque civili, sono stati uccise giovedì, giorno in cui ci sono stati anche 33 ferimenti negli scontri ripresi lunedì in violazione della cessate-il-fuoco concordato sotto l'egida dell'Onu il 4 settembre. Una tregua giunta alla fine di 9 giorni di combattimenti ora ripresi e in cui - al fianco della 7/a e, nelle ultime ore, contro la brigata Abu Salim - sono impegnate anche le forze del falco misuratino Salah Badi. Il quadro più generale è quello di una Libia che la Croce Rossa ha appena definito in alcuni tweet in una situazione «disperata», con più di 500 mila persone sfollate e diffuse distruzioni. Ad osservare il tutto c'è Haftar, l'uomo forte dell'est, che giovedì - parlando a esponenti di tribù dell'area - ha ribadito che potrebbe intervenire per mettere fine al caos tripolino nonostante analisti non gli riconoscano una forza militare sufficiente a sopraffare le milizie: «quando vedremo che il momento è conveniente, muoveremo verso Tripoli», ha comunque detto il comandante generale dell' «Esercito nazionale libico» (Lna).


La minaccia, che segue diverse altre rimaste senza seguito, era stata ribadita il giorno prima dal portavoce dell' Lna, Ahmed Mismari, il quale ha anche reclamato la restituzione da parte dell'Italia delle «teste» dei «nostri martiri eroi» le quali «furono tagliate e trasferite a Roma». «Abbiamo le tombe con corpi di mujaheddin», ha spiegato, e «ora reclamiamo queste teste e chiediamo all'Italia di continuare a presentare scuse» dato che questo è «il miglior modo» per avere «relazioni forti» basate «sul rispetto reciproco». Mismari, fra gli eroi-martiri, ha citato anche l'imam-guerrigliero capo della resistenza libica anti-italiana in Cirenaica, Omar al-Mukhtar, che fu impiccato nel settembre del 1931.
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Il Messaggero