«Quello che è successo a Milano è qualcosa di gravissimo e inaccettabile, che non doveva succedere». Il ministro dell'Interno Angelino Alfano in conferenza stampa esprime...
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Non solo, ma Claudio Giardiello voleva uccidere ancora: quando è stato fermato infatti era diretto da un altro dei suoi ex soci a Vimercate, probabilmente per regolare i conti anche con lui. L'arresto, ha precisato Alfano, è stato merito del sistema di videosorveglianza, «che ci ha permesso di individuare la targa e arrivare all'uomo».
Giardiello, dopo essere fuggito dal Tribunale di Milano, era in fuga a bordo del suo scooter Suzuki Burgman grigio. Secondo indiscrezioni, stava raggiungendo un altro suo socio che stamane non si è presentato all'udienza fallimentare in cui era imputato. Cinque le pattuglie coinvolte nella cattura: l'uomo pare non abbia opposto resistenza.
«Il sistema ha visto compiersi un insieme di errori gravi» che «le indagini dovranno chiarire», ha precisato il ministro della Giustizia Andrea Orlando.
La strage è stata il frutto di una «fredda premeditazione» secondo il procuratore di Brescia Tommaso Bonanno, che seguirà le indagini. Tredici i colpi esplosi da Claudio Giardiello: l'uomo aveva con sè due caricatori di proiettili calibro 7.65. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero