ROMA - Matteo Renzi tenta di derubricare l’importanza delle elezioni regionali di fine maggio, ma nel contempo attacca «la sinistra masochista» che potrebbe far vincere Toti...
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La sfida in Liguria tra la Paita (Pd), Toti (Fi e Lega) e Pastorino (Sel e sinistra Pd) sta assumendo particolare rilevanza al punto da essere osservata come possibile laboratorio per la nascita di una nuova sinistra, se non di un nuovo centrodestra ancora a trazione berlusconiana. Delle sette regioni dove si vota il centrodestra si presenta unito solo in Liguria.
L’eventuale vittoria di Toti, europarlamentare e portavoce di FI, avrebbe del clamoroso fornendo al Cavaliere la prova-provata che il centrodestra torna ad essere competitivo laddove si presenta unito, dalla Lega ai centristi passando per FI.
A sinistra la sfida per il Pd è duplice e passa per l’ipotesi più sciagurata evocata ieri da Renzi (la possibile vittoria di Toti dovuta alla «sinistra masochista» che «ha perso le primarie» (Cofferati ndr) e ora sostiene un candidato che toglie voti alla Paita. Non solo. Nei giorni scorsi è stato proprio Pippo Civati ad invitare gli elettori del Pd al voto disgiunto. Un modo per indebolire la candidata del Pd - che i sondaggi darebbero già sotto rispetto alle liste che l’appoggiano - e per preparare, anche in caso di vittoria della Paita, una situazione di ingovernabilità nelle regione.
Entrambe le prospettive preoccupano Renzi il cui obiettivo è di tutt’altro genere: portare a casa alle regionali una vittoria tonda in modo da sterilizzare il laboratorio della ”ditta” e spingere Berlusconi a riaprire il dialogo sulle riforme istituzionali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero