Montebelluna, torneo di scacchi truccato: condannati in quattro

Un torneo di scacchi
Partite comprate e vendute per poche manciate di euro. Risultati combinati in anticipo. Un dirigente di club che si diverte ad «approvare ed esaltare» comportamenti...

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Partite comprate e vendute per poche manciate di euro. Risultati combinati in anticipo. Un dirigente di club che si diverte ad «approvare ed esaltare» comportamenti illeciti. Anche una disciplina antica e nobile come il gioco degli scacchi entra da oggi nel tritacarne delle inchieste, delle denunce, dei processi, delle condanne per malefatte vere, presunte o tentate. Tre giocatori italiani molto conosciuti nell'ambiente e un grande maestro russo sono stati sanzionati da un tribunale sportivo: si va dalla semplice deplorazione alla squalifica per sette mesi.


Un tribunale "sportivo" perché la Federazione scacchistica italiana (Fsi) è associata al Coni. Riesce difficile pensare che in una disciplina tradizionalmente associata all'abilità intellettuale, dove si vince alla luce del sole manovrando dei pezzi sulla scacchiera, si possano violare - come dice la sentenza - i «principi della lealtà e della correttezza». Eppure, nella sua severissima memoria conclusiva, il procuratore federale (l'equivalente di un pubblico ministero) aveva scritto che il «malcostume occasionale» del passato «negli ultimi anni è purtroppo diventato in Italia una prassi illecita diffusa e costante».

Il movente? Solo in piccola parte si tratta di soldi. Negli scacchi, sport povero per eccellenza, non ne girano molti. È soprattutto una questione di carriera. Più partite si vincono e più si sale in alto nelle graduatorie; e magari si viene promossi di categoria (candidato maestro, maestro, maestro internazionale, grande maestro) compiendo balzi che fanno prestigio e curriculum. Tutto nasce da un torneo che si è svolto a Montebelluna ai primi dell'anno.

Certi risultati erano stati accolti dalla comunità scacchistica da pettegolezzi, sorrisi maliziosi, dicerie, polemiche e proteste. Alcuni fra i migliori giocatori italiani - tra cui i componenti della nazionale - erano arrivati a firmare una indignata lettera aperta proclamando che «lo scacchismo italiano ha urgente bisogno di rinnovarsi sotto l'etica sportiva». Un pò come se Buffon e compagni, per fare un parallelo con il calcio, fossero intervenuti per dire «basta con il doping e i pareggi combinati».


Una bomba. Il processo sportivo non ha portato alla conferma della maggior parte delle accuse su Montebelluna (Tv). I giudici hanno dato per dimostrato solo un tentativo di compravendita: il russo avrebbe proposto a un avversario, senza riuscirci, di farlo vincere in cambio di duecento euro. Ma un giovane italiano è stato giudicato colpevole, sulla scorta della lettura delle sue chat, di «avere tentato di coinvolgere un altro tesserato nell'illecita manipolazione dei tornei di Montebelluna». E l'organizzatore dell'evento - a sua volta forte giocatore - è arrivato a «vantarsi di far parte del lato oscuro degli scacchi». Condotte sconvenienti che costano la sanzione. Sul quarto è stato riconosciuto responsabile di aver tentato di coinvolgere una giocatrice (titolare fissa della nazionale femminile) nella «manipolazione, dietro corrispettivo, del risultato di una partita dei Campionati italiani a Fano». Ma la signora ha detto no. Ed è scoppiato il caso. 
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Il Messaggero