Torino, caso Stamina: battaglia legale sul sequestro di 178mila euro

Torino, caso Stamina: battaglia legale sul sequestro di 178mila euro
Prosegue la battaglia legale tra la procura di Torino e gli avvocati di Davide Vannoni, il guru della controversa terapia Stamina, sul sequestro di 178mila euro che, per i pm,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Prosegue la battaglia legale tra la procura di Torino e gli avvocati di Davide Vannoni, il guru della controversa terapia Stamina, sul sequestro di 178mila euro che, per i pm, sono il frutto di una truffa ai pazienti. La Cassazione ha annullato la decisione con cui il tribunale del Riesame, lo scorso febbraio, aveva respinto la richiesta. Vannoni è indagato per associazione a delinquere insieme ad altre due persone: il caso è quello dei pazienti che, secondo l'accusa, venivano reclutati in Italia (dove la pratica è vietata) per farsi curare in Georgia.


Il pm Vincenzo Pacileo aveva chiesto il sequestro preventivo - funzionale alla confisca in caso di condanna - di 178mila euro. Il Tribunale aveva obiettato che le somme erano confluite sul conto della Big Tech, società di diritto georgiano, e che la Procura non aveva indagato su eventuali trasferimenti verso il patrimonio di Vannoni. Il pm ha fatto ricorso in Cassazione affermando che «era del tutto irrilevante che il denaro provento delle truffe fosse stato versato alla Big Tech perché ciò che rilevava era che Vannoni (il quale per sua stessa ammissione aveva costituito la società con altri soggetti - ndr) ne avesse la disponibilità». Gli Ermellini hanno accettato la tesi della procura spiegando che «in questa fase del procedimento occorre solo decidere se il pm abbia o meno titolo per sequestrare denaro fino alla concorrenza di 178 mila euro nella disponibilità dell'indagato». L'ordinanza del tribunale è stata annullata e ora ci sarà un nuovo passaggio al riesame.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero