Torino, Airola (M5S) grida al complotto: farlocchi i numeri dei feriti. Poi si scusa

Torino, Airola (M5S) grida al complotto: farlocchi i numeri dei feriti. Poi si scusa
I 5 stelle gridano al complotto dopo il panico di sabato sera in piazza San Carlo a Torino durante la finale di Champions che ha provocato fuggi fuggi e feriti in seguito a...

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I 5 stelle gridano al complotto dopo il panico di sabato sera in piazza San Carlo a Torino durante la finale di Champions che ha provocato fuggi fuggi e feriti in seguito a un falso allarme. Poi fanno retromarcia e si scusano.


«Domani facciamo il punto, è sicuro che dopo aver chiamato vigili, prefettura e questura i dati riportati dai media sui presunti feriti a Torino, in piazza San Carlo, sono farlocchi», ha scritto su Facebook il senatore del Movimento 5 Stelle Alberto Airola. «Tutto questo - aggiunge il parlamentare - per infangare il buon lavoro dell'amministratone, di prefettura e questura». 

«Chiedo scusa, non avevo intenzione di fare polemica», ha poi precisato Airola facendo marcia indietro. «Ieri sono stato sino alle 3.30 in piazza e nessuno sapeva dare numeri precisi, tra prefettura e questura, mentre i giornalisti confermavano dati così alti - aggiunge su Facebook -. Mi unisco alla vicinanza e al dolore ai feriti».

«Visti i 1000 feriti tra cui un bimbo di 4 anni in coma, ti prego di chiedere scusa per questo tuo post», aveva scritto il senatore Pd Stefano Esposito in replica ad Airola prima della retromarcia. Esposito ha anche lanciato l'hashtag «#ogginopolemiche». «Oggi è il momento della solidarietà e della vicinanza ai feriti e alle loro famiglie - aggiunge su Facebook Esposito -. Per Torino è stata una serata di dolore e oggi non è il momento della polemica strumentale. Bisogna tuttavia porsi con coscienza e attenzione delle doverose domande su cosa sia successo ieri sera. Su cosa non abbia funzionato nella gestione della piazza e dell'emergenza determinatasi. Purtroppo il contesto in cui ci troviamo impone puntualità, organizzazione e attenzione affinché occasioni di festa non si trasformino in qualche cosa di diametralmente opposto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero