Sei ore di torture, di pugni e calci allo stomaco per uccidere il bambino che portava in grembo. Poi anni di vergogna, di imbarazzo, di silenzio fino a quando lei, che oggi ha 16...
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Adesso, a due anni di distanza dalle torture e a un mese dalla denuncia della ragazza, i carnefici sono stati arrestati e portati in una prigione di Dallas, in Texas: sono Sharon Jones, 45 anni, Lonnell McDonald, 27, Cedric Jones, 27, Cecilia McDonald, 25, e Robert Joseph Cayald, 22.
La vittima ha raccontato agli agenti di essere stata stuprata dal cugino Robert Joseph Cayald nell'agosto 2012: poco tempo dopo scoprì di essere incinta. Quando alcuni parenti scoprirono quanto era accaduto, temendo che i servizi sociali potessero intervenire su altri minorenni della famiglia, si convinsero che quel bambino doveva sparire. A ogni costo.
Per qualche tempo cercarono di farla abortire facendole ingerire pillole anticoncezionali e pillole “del giorno dopo”, seguite da pasticche di cannella. Ma nel marzo 2013, quando la ragazza era ormai al settimo mese di gravidanza, decisero di sottoporla a una seduta di torture per farla abortire. Dalle cinque del mattino fino alle 11, per sei lunghe ore, la immobilizzarono con un cuscino in faccia per impedire che altri membri della famiglia potessero svegliarsi, poi iniziò un vero e proprio pestaggio: dal sedersi e saltellare sulla pancia della ragazza fino ai calci e ai pugni. Si fermarono solo quando la giovane iniziò a vomitare e, in preda ai crampi, diede alla luce un bambino già morto.
Il corpicino del piccolo venne poi messo dato alle fiamme. Due giorni dopo, secondo i documenti del tribunale, Sharon Jones offrì a Cedric Jones 25 dollari per sbarazzarsi dei resti. «Mise ciò che rimaneva del bambino in un sacchetto di plastica di colore verde scuro e lo chiuse con un cordoncino rosso. Poi gettò i resti in un luogo che ancora oggi rimane sconosciuto».
«Non ho raccontato nulla prima – ha detto la vittima – perché mi sentivo in imbarazzo sia per la violenza subita sia per quanto mi avevano fatto i miei familiari». I cinque, adesso, rimarranno in carcere fino all'udienza fissata per settembre: la cauzione è stata fissata a 150mila dollari a testa.
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Il Messaggero