La polizia, su ordine della Procura, ha fermato a Palermo una cittadina libica di 45 anni, ricercatrice universitaria nell'Ateneo siciliano, per istigazione a commettere reati...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La donna fermata si chiama Khadgia Shabbi e vive a Palermo da tre anni. È ricercatrice in Economia e riceve un assegno di duemila euro al mese dall'ambasciata libica. I pm di Palermo - l'indagine è coordinata dal Procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Gery Ferrara - le contestano l'istigazione a delinquere in materia di terrorismo aggravata dalla transnazionalità.
La polizia l'ha monitorata per mesi, dopo alcune segnalazioni, accertando i suoi contatti con due foreign fighters, uno in Belgio, l'altro in Inghilterra. La donna avrebbe anche cercato di pianificare l'arrivo in Italia di un suo cugino, poi morto in Libia in uno scontro a fuoco e avrebbe mandato diverse somme di denaro in Turchia. La ricercatrice sarebbe imparentata con esponenti di una organizzazione terroristica coinvolta nell'attentato all'ambasciata americana in Libia nel 2012 e avrebbe fatto propaganda sui social ad Al Qaeda. Gli inquirenti hanno trovato molto materiale investigativo interessante.
Il gip di Palermo Fernando Sestito non ha convalidato il fermo di Khadgia Shabbi. Il fermo era stato disposto dalla Procura - l'indagine è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Gery Ferrara - ed eseguito dalla polizia. Per il gip non sussisterebbe il pericolo di fuga, presupposto che autorizza il fermo.
Il giudice, inoltre, non ha applicato alla donna la custodia cautelare in carcere, come chiesto dalla Procura, ma l'obbligo di dimora a Palermo senza imporre all'indagata alcun divieto di comunicazione con l'esterno. Per il magistrato, che ha riconosciuto comunque la sussistenza dei gravi indizi a carico della donna, non ci sarebbero però rischi di inquinamento probatorio, ma solo la possibilità che reiteri il reato, circostanza che, a parere del magistrato, rende sufficiente la misura dell'obbligo di dimora con divieto di uscire durante le ore notturne.
«La misura è del tutto inadeguata alle esigenze cautelari e all'intensissima rete di rapporti intrattenuti dall'indagata, oltre che contraddittoria e contraria alla più recente giurisprudenza. Pertanto la impugneremo». Così il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, ha commentato la decisione del gip. Peraltro nel provvedimento del gip non si impone alcun divieto di comunicazione all'indagata, accusata, tra l'altro, di fare propaganda per Al Qaeda tramite i social.
Il gip di Palermo Ferdinando Sestito ha scritto nel provvedimento di scarcerazione che «la misura custodiale si reputa sproporzionata rispetto all'entità del fatto». La donna ha l'obbligo di dimora a Palermo ma può continuare ad andare su internet e a comunicare via web. «Quanto alla scelta della misura - scrive il gip - non può non tenersi conto del fatto che le condotte della Shabbi si sono limitate a prese di posizione, talora pubbliche e spesso originate da una vicenda privata quale la morte del congiunto, slegate da contributi effettivi in favore di alcun gruppo terrorista, contributi di cui l'indagine non fornisce evidenza alcuna».
«A ciò si aggiunga il dato circa l'assoluta incensuratezza della Shabbi - prosegue il gip - oltre che il suo pieno inserimento nel tessuto civile in virtù della qualifica professionale rivestita, nonché della partecipazione a corso post-universitario retribuito presso l'Università di Palermo».
Il Messaggero