Terremoto, Renzi affida a Errani l'incarico di commissario per la ricostruzione

Terremoto, Renzi affida a Errani l'incarico di commissario per la ricostruzione
La decisione è presa. Matteo Renzi l'ha già comunicata ai quattro governatori delle Regioni coinvolte dal sisma: Nicola Zingaretti (Lazio), Luciano D'Alfonso...

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La decisione è presa. Matteo Renzi l'ha già comunicata ai quattro governatori delle Regioni coinvolte dal sisma: Nicola Zingaretti (Lazio), Luciano D'Alfonso (Abruzzo), Luca Ceriscioli (Marche) e Catiuscia Marini (Umbria). E tutti sono stati d'accordo sulla scelta. Commissario straordinario per la ricostruzione sarà nominato l'ex governatore dell'Emilia Romagna Vasco Errani. Prima della tragica notte del 24 agosto, l'ultimo terremoto che ha colpito il Paese è stato quello dell'Emilia nel 2012, che aveva causato la morte di 28 persone e il danneggiamento di un gran numero di abitazioni, imprese ed edifici pubblici. La ricostruzione post-sismica in quelle zone è considerata da molti una esperienza di successo. A quattro anni dal terremoto molti degli sfollati sono potuti rientrare nelle loro case.


I RISULTATI
Le aziende di quell'area, nella quale si produce il 2% del Pil nazionale, hanno ripreso a pieno ritmo la loro attività. Errani è stato il commissario straordinario nominato dal governo che ha guidato quell'esperienza, almeno fino a quando non ha dovuto rassegnare le dimissioni da governatore della Regione a causa del processo «Terremerse» per un finanziamento concesso dalla Regione ad una cooperativa guidata dal fratello. Un processo che si è concluso con un'assoluzione piena di Errani e dei funzionari regionali. La scelta dell'ex governatore dell'Emilia Romagna, in realtà, denota anche un cambiamento di metodo da parte di Renzi, almeno per quanto riguarda la gestione del post terremoto. Il decisionismo e l'accentramento di tutto a Palazzo Chigi è stato messo da parte. La volontà, adesso, è quella di condividere e concertare. Errani è un importante esponente della minoranza interna del partito. È un segno. Come è un segnale la decisione di riaprire la sala verde di Palazzo Chigi, il luogo simbolo proprio della concertazione, per discutere del piano «Casa Italia» annunciato due giorni fa durante la conferenza stampa tenuta da Renzi dopo il consiglio dei ministri.

L'APPUNTAMENTO
In settimana saranno invitate tutte le associazioni, dagli architetti agli ingegneri, dai geologi ai costruttori, insieme ai sindacati, alla Confindustria e a tutte le parti sociali. A tutti sarà chiesto di contribuire, se hanno idee, al progetto di messa in sicurezza del patrimonio abitativo che il governo ha intenzione di lanciare. E che non riguarderà soltanto l'adeguamento anti-sismico delle abitazioni. Avrà tra i suoi driver anche il dissesto idrogeologico e la diffusione della banda larga. L'altro punto fermo che il governo intende mantenere è che le scelte non saranno imposte dall'alto. In tutte le decisioni saranno coinvolti i sindaci dei territori colpiti dal sisma. Ieri parlando con alcuni terremotati al termine dei funerali delle vittime ad Ascoli Piceno, il premier lo ha detto chiaramente. «Ditemi cosa è meglio per voi», ha spiegato, «non possiamo decidere tutto da Roma». A Pescara del Tronto, ha aggiunto ancora il presidente del Consiglio, «penso che sarà impossibile ricostruire, ci sono stato, è tutto distrutto». Ma su Arquata, ha detto, invece «possiamo lavorare».

LE REAZIONI

In tanti hanno già detto che vogliono ricostruire i paesi dove erano e come erano. Anche in questo l'esperienza emiliana potrà essere utile. Molto ci sarà da discutere, dal reperimento dei fondi a quali sono le migliori tecnologie per raggiungere gli obiettivi. Ma intanto nei ministeri qualcosa già si muove. Il ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio, e il vice ministro dell'Economia, Enrico Morando, stanno lavorando per allargare il nuovo meccanismo dell'ecobonus che già avevano in preparazione per la prossima legge finanziaria. Si tratta di fare in modo che l'incentivo fiscale decennale del 65%, sia immediatamente spendibile. Per questo sarà reso «monetizzabile», attraverso la cessione a fondi specializzati ai quali parteciperà anche la Cassa Depositi e Prestiti, che in cambio effettueranno subito i lavori di adeguamento degli stabili.


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Il Messaggero