Terremoto devasta il Nepal, crollano i palazzi della capitale: oltre 2300 vittime

Terremoto devasta il Nepal, crollano i palazzi della capitale: oltre 2300 vittime
ROMA - Il peggior terremoto degli ultimi ottanta anni tra India e Nepal. E' il terremoto di magnitudo 7.9 che ha colpito...

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ROMA - Il peggior terremoto degli ultimi ottanta anni tra India e Nepal.


E' il terremoto di magnitudo 7.9 che ha colpito il Nepal, con epicentro a mezza strada tra la capitale Katmandu e la cittadina di Pokhara. Una lunghissima scossa che «sembrava non finire mai» hanno raccontato i sopravvissuti. Una scossa che ha messo in ginocchio la capitale, spazzato via case e aperto voragini nelle strade.







Sbriciolato nuovi palazzi e memorie antiche di generazioni. E che ha provocato oltre duemilatrecento morti accertati ieri prima che la notte scendesse e più di cinquemila feriti. Ma sotto le macerie chissà quanti altri ce ne saranno. Tra le vittime anche Dan Fredinburg, responsabile della privacy di Google e co-fondatore di Google Adventure.



GLI ALTRI STATI COLPITI

La terra ha tremato poco prima di mezzogiorno. Le vecchie case si sono sbriciolate, le nuove costruzioni sono collassate mentre sull'asfalto e sui muri si aprivano ragnatele di crepe. La scossa è stata avvertita e ha provocato danni anche in India, una sessantina di morti tra Bihar, West Bengal e Uttar Pradesh, in Tibet (11 morti), in Bangladesh e Pakistan. Le comunicazioni tra Nepal e Cina, lungo il confine, sono interrotte.



Sull'Everest il terremoto ha provocato una serie di valanghe che hanno colpito i campi base 1 e 2 uccidendo 18 alpinisti, tutti stranieri. Tre italiani, Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola, sono invece bloccati. Su Facebook hanno scritto: «Adesso il vero obiettivo è capire come scendere. Abbiamo sufficiente cibo. Vi preghiamo di non contattarci perché la batteria del satellitare potrebbe essere di importanza vitale. Stanno tutti bene e hanno già contattato le loro famiglie i componenti di un'altra comitiva italiana, guidata dallo scalatore vicentino Mario Vielmo, che ora si trova al campo base di Lothse. Un secondo gruppo, formato in gran parte da vicentini, al momento della scossa era invece già arrivato a Kathmandu. Ed è riuscito a mettersi in contatto con la moglie anche l'alpinista tirolese non vedente, Andy Holzer. Lui e la sua squadra hanno sentito tremare la terra ma stanno bene e non sono stati interessati direttamente dalla valanga. Nessun danno all’Osservatorio Piramide del Cnr.



Duecento morti e un numero ancora imprecisato di feriti sono stati estratti tra le macerie di quello che era uno dei simboli del Nepal, la Torre di Dharahara (o Bhimsen), su cui troneggiava una piccola statua del dio Shiva, il Distruttore. La torre, costruita nel 1832, era una delle maggiori attrazioni turistiche di Katmandu ed era in quel momento piena di gente. Altra gente affollava come sempre Durbar Square. La piazza, patrimonio dell’Unesco come la torre, i templi e le costruzioni circostanti sono stati rasi al suolo con tutto il loro carico di memorie e nostalgia. Il famoso tempio di Pashupatinath, in compenso, è rimasto miracolosamente quasi intatto. La terra dopo la grande scossa ha tremato ancora rendendo il lavoro dei soccorritori più difficile. La notte è scesa su Katmandu e dintorni accompagnata da uno sciame sismico di più di 24 scosse di intensità ragguardevole, tra i 4 e i 5 gradi.



STATO DI EMERGENZA


Il governo nepalese ha dichiarato lo stato d'emergenza e ha chiesto l'aiuto internazionale. L'India ha subito inviato due C-130 con a bordo due squadre di soccorso composte, tre tonnellate di viveri, equipaggiamento. Seguiranno a ruota altri aerei con a bordo un ospedale da campo e generi di prima necessità. Gli Usa hanno stanziato un milione di dollari per la prima l'emergenza, Francia e Gran Bretagna stanno organizzando i soccorsi e anche il resto del mondo si prepara a fare la sua parte. Purtroppo, più che altrove, da questa parte del mondo, le tragedie colgono impreparati: nel 1934 un terremoto di intensità simile aveva provocato 11mila morti devastando la zona al confine tra lo stato indiano del Bihar e in Nepal. Ma il Paese, che tra l’altro non ha nemmeno un governo vero e proprio da anni, nessun piano d'emergenza è mai stato previsto. Soltanto pale, mani nude e bulldozer recuperati qua e là. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero