Terni, i fedeli sequestrano le reliquie di San Valentino e bloccano il trasferimento nel Duomo

Terni, i fedeli sequestrano le reliquie di San Valentino e bloccano il trasferimento nel Duomo
Clamorosa ed efficace protesta dei fedeli della basilica di San Valentino di Terni che custodisce i resti del santo patrono della città, conosciuto in tutto il mondo come...

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Clamorosa ed efficace protesta dei fedeli della basilica di San Valentino di Terni che custodisce i resti del santo patrono della città, conosciuto in tutto il mondo come il santo degli innamorati: una ventina di fedeli, per lo più anziani, ha infatti spostato le panche della chiesa a raggiera, in modo da non far trasferire, da venerdì fino a domenica 14 febbraio, le reliquie contenute in una teca sotto l'altare della basilica.


 

Da mesi i fedeli sono in contrasto con il vescovo di Terni, monsignor Giuseppe Piemontese, che vuole spostare le reliquie in duomo per dare maggiore solennità alle celebrazioni del santo patrono, anche per la concomitanza con il Giubileo. I fedeli, però, sono sempre stati contrari allo spostamento dal quartiere, dove la basilica è rimasto l'unico punto di riferimento e di coesione sociale in una zona di case popolari e relativamente degradato:  da mesi avevano annunciato di essere disposti a tutto per non far portare via la reliquia proprio nei giorni delle celebrazioni del santo, durante i quali sono previsti numerosi appuntamenti sia di carattere religioso sia culturale.

Il vescovo  Piemontese aveva predisposto una serie di accorgimenti per il trasferimento dei resti di San Valentino per i tre giorni di celebrazioni, ottenedendo l'autorizzazione dalla Sovrintendenza e organizzando il trasporto su un'auto modificata appositamente per poter accogliere la grande teca. Piemontese aveva anche annunciato che avrebbe pagato di tasca sua le spese extra del trasferimento senza gravare sulle casse della diocesi, i cui bilanci era già grandemente appesantiti dalla precedente gestione del vescovo monsignor Vincenzo Paglia.


Dopo ore di braccio di ferro (è intervenuta anche la Digos ma effettivamente quei fedeli non erano pericolosi)  la vittoria della perseveranza:  i fedeli avevano ininterrottamente pregato a voce alta, recitando il rosario e impedendo di fatto, qualsiasi possibilità di dialogo. Era così saltata la fiaccolata dalla basilica di San Valentino al Duomo, un percorso di circa 4 chilometri. Nella notte la decisione del vescovo: no al trasferimento della teca e vittoria dei fedeli.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero