Dai primi esiti dell'autopsia, eseguita due giorni fa, sul cadavere di Alfredo Famoso, il tassista milanese aggredito il 23 febbraio scorso dal consulente informatico Davide...
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A far finire a terra il tassista era stato Righi che l'aveva aggredito colpendolo al volto con una confezione di quattro bottiglie d'acqua. Dalle prime indiscrezioni sull'autopsia, dunque, la causa della morte sarebbe più legata alla caduta che al colpo inferto. Secondo il legale della famiglia Famoso, l'avvocato Danilo La Monaca, però, la perizia non può essere «dirimente» in un processo, ma «è un contributo come gli altri atti che entrano nel procedimento».
Secondo il legale, infatti, «la differenza la fa l'elemento psicologico del reato, la volontà». E se Righi, assistito dai legali Isabella Giuffrida e Margherita Rossi, è stato scarcerato nei giorni scorsi dal gip che ha riqualificato il reato come omicidio preterintenzionale, l'ipotesi d'accusa formulata dal pm Maria Teresa Latella resta l'omicidio volontario. Secondo l'avvocato La Monaca, comunque, anche «l'omicidio preterintenzionale può essere semmai un'ipotesi plausibile, ma deve essere accompagnata da una pena alta, senza sconti e senza l'assurda attenuante della provocazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero