Tariffe telefoniche a 28 giorni, stop anche dai giudici: «Pratica scorretta e ingannevole»

Tariffe telefoniche a 28 giorni, stop anche dai giudici: «Pratica scorretta e ingannevole»
MILANO Dopo lo stop dell’Agcom arriva anche quello dei giudici per bollette di 28 giorni. L’undicesima sezione civile del Tribunale di Milano, con tre provvedimenti...

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MILANO Dopo lo stop dell’Agcom arriva anche quello dei giudici per bollette di 28 giorni. L’undicesima sezione civile del Tribunale di Milano, con tre provvedimenti distinti, accogliendo le richieste dell’associazione Movimento Consumatori contro Telecom Italia, Fastweb e Wind Tre, ha «inibito l’uso, l’applicazione e gli effetti nei contratti di telefonia fissa (o di altri servizi offerti in abbinamento alla telefonia fissa) stipulati coi consumatori di clausole che prevedono rinnovi e pagamenti su base temporale di 28 giorni».


«LESI I CONTRATTI DEI CONSUMATORI»

Lo afferma lo stesso tribunale ravvisando la sussistenza della «elevata probabilità che l’adozione e l’uso di tale periodicità a far data dal 23.06.2017 leda i diritti dei consumatori, nonché costituisca una pratica commerciale scorretta, segnatamente ingannevole». I giudici dell’undicesima sezione civile - presidente Giovanna Beccarini Crescenzi, estensore Ilaria Gentile - hanno depositato le ordinanze «pronunciate all’esito di tre procedimenti cautelari proposti dal Movimento Consumatori contro Telecom Italia spa, Fastweb spa e Wind Tre spa». Il tribunale «ha ritenuto che persistano i presupposti per la pronuncia del provvedimento, nonostante i suddetti operatori abbiano allo stato adottato la periodicità mensile, in relazione alla necessità di eliminare gli effetti pregiudizievoli delle clausole contestate e reputate antigiuridiche». A intervenire per prima sulla questione è stata l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni (Agcom), a metà marzo, con una delibera con cui ha stabilito una cadenza per la telefonia mobile non inferiore a quattro settimane. Tutti gli operatori, su fisso e mobile, sono passati o stavano passando, infatti, a questo tipo di tariffazione, che fa scattare l’addebito ogni quattro settimane invece che ogni mese. Con un rincaro dell’8,6% dei prezzi e un rischio - questa la motivazione dell’Autorità - di una ridotta trasparenza tariffaria per gli utenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero